Zurlo sul “j’accuse” di Fiammetta Borsellino: “Di Matteo faccia chiarezza”

“Questo abbiamo avuto: un balordo della Guadagna come pentito fasullo e una procura […] dove c’erano AnnaMaria Palma, Carmelo Petralia, Nino Di Matteo, altri…” . Se con l’espressione “balordo della Guadagna” si riferisce a Vincenzo Scarantino, Fiammetta Borsellino non esita a mettere in fila con chiarezza i nomi di pubblici ministeri fino al 19 luglio scorso esenti da critiche, individuando in “anomalie, verbalizzazioni, interrogatori, sopralluoghi non corretti” da parte del gotha della magistratura italiana le prove di 25 anni di depistaggi.

Il boss di Cosa Nostra, Totò Riina
Il boss di Cosa Nostra, Totò Riina

Tra i responsabili spiccherebbe dunque Di Matteo, pm della Trattativa, oggi alla Direzione nazionale antimafia, assurto nell’ immaginario collettivo a simbolo della lotta solitaria allo Stato corrotto. Al J’accuse della più giovane dei figli del compianto giudice, lanciato in occasione del venticinquennale della strage di Via D’Amelio, Nino Di Matteo ha risposto chiedendo di essere ascoltato dalla Commissione parlamentare antimafia, davanti alla quale ha così replicato: “Si è parlato di 25 anni di depistaggi e silenzi, si è parlato di 25 anni persi nella ricerca della verità. Sono affermazioni profondamente ingiuste e molto pericolose particolarmente utili a chi teme che l’accertamento della verità possa andare avanti”. E ancora, schermendosi: “Quando vennero avviate le indagini io non ero magistrato ma uditore”. In risposta, Fiammetta Borsellino attraverso Massimo Martini: “È vero che Di Matteo non ha partecipato alla fase delle indagini ma è stato pubblico ministero in dibattimento, ovvero nel luogo dove si forma la prova e dunque il pm ha la possibilità anche di stravolgere quanto ricevuto dall’indagine”.

Vincenzo Zurlo, l'autore del libro "Oltre la Trattativa"
Vincenzo Zurlo, l’autore del libro “Oltre la Trattativa”

Le profonde contraddizioni e i punti oscuri mai sviluppati nella ricerca ai responsabili della strage di Via D’Amelio sono efficacemente riportati nel libro di Vincenzo Zurlo: Oltre la trattativa-Le verità nascoste sulla morte di Paolo Borsellino tra depistaggi e bugie. Dice Zurlo: «Di Matteo chiarisca! Le perplessità di Fiammetta Borsellino sono quelle dell’intero Paese a cui in modo frettoloso e pericoloso è stata consegnata una falsa verità, solo mediatica e non corrispondente alle risultanze investigative e giudiziarie. Di Matteo chiarisca quali attività sono state fatte (se sono state fatte) sul fronte mafia-appalti; chiarisca le inquietudini che sono venute fuori nella gestione di Giammanco, compreso le sue discutibili parentele; chiarisca gli ostacoli che ha avuto Paolo Borsellino nella gestione di Gaspare Mutolo. Dica insomma tutto quello che finora nessuno ci ha mai detto, perché la storia della trattativa ci ha stancato, nauseato ed ha perso anche quell’appeal iniziale. Sembra la storia di un film già visto dal titolo “Storia di un’assoluzione annunciata”. Basta! Caro Di Matteo, vogliamo la verità!».

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