Polizia australiana: “Il cardinale Pell incriminato per gravi reati sessuali”

All’ex arcivescovo di Melbourne e ora prefetto degli Affari economici del Vaticano sarebbe contestata anche l’accusa di stupro.

SYDNEY – Il cardinale australiano George Pell, già arcivescovo di Melbourne e poi di Sydney e ora prefetto degli Affari economici del Vaticano, è stato incriminato per gravi reati sessuali. Lo riferisce il Sydney Morning Herald online. La polizia australiana ha confermato la notizia.

I reati contestati sono almeno tre, fra cui un’accusa di stupro. L’annuncio è destinato a suscitare violente reazioni nella Chiesa cattolica d’Australia e del mondo, osserva il quotidiano australiano.

Le accuse contro il cardinale Pell sono emerse al termine di una lunga indagine in Australia per abuso sessuale sui bambini, indagine richiesta dal governo nel 2012. Il Cardinale Pell era stato sentito tre volte in questo contesto e ha ammesso davanti alla commissione d’inchiesta di aver “fallito” nella sua gestione dei preti pedofili, nello stato di Victoria.

Pell è stato ordinato sacerdote nel 1966 a Roma, prima di tornare in Australia nel 1971, dove raggiunse i più alti ranghi della gerarchia cattolica. Il cardinale è stato scelto nel 2014 da Papa Francesco per portare più trasparenza nelle finanze vaticane.

l cardinale George Pell è il più alto rappresentante vaticano mai coinvolto in una inchiesta di pedofilia. Le notifiche di reato sono state consegnate dalla polizia dello stato australiano di Victoria questa mattina ai rappresentanti legali di Pell a Melbourne e presentate al tribunale detto Magistrates Court, davanti a cui il prelato è chiamato a comparire il 18 luglio. Nel dare l’annuncio il vice commissario di polizia Shane Patton ha precisato che le accuse riguardano più querelanti e che le indagini hanno riguardato reati che sarebbero stati commessi negli anni 1970 a Ballarat, città nativa di Pell dove allora era sacerdote. Patton ha sottolineato che” il processo e le procedure seguite sono state le stesse di quelle applicate in una vasta gamma di reati sessuali storici, tutte le volte che li investighiamo”.

Pell ha ripetutamente respinto ogni asserzione contro di lui. Quando in una recente intervista da Roma a una TV australiana gli è stata menzionata la possibilità di essere incriminato, ha detto: “Vorrei solo riaffermare la mia innocenza. Confermo tutto quanto ho detto davanti alla commissione australiana d’inchiesta (sulle risposte istituzionali agli abusi sessuali su minori, ndr) e in altre sedi. Dobbiamo rispettare i dovuti procedimenti, aspettiamo la conclusione e ovviamente continuerò a cooperare pienamente”, ha aggiunto. Alla domanda se fosse disposto ad andare in Australia ha ripetuto: “continuerò a cooperare pienamente”.

L’alto prelato, in un comunicato diffuso nella notte, ha respinto con estrema decisione le accuse: “Non ho mai commesso sevizie sessuali su minori”, ha ribadito, confermando l’intenzione di recarsi in Australia per l’udienza del tribunale, il prossimo 18 luglio, con l’intenzione “di difendere strenuamente la mia innocenza”. Il cardinale, però, ha bisogno del nullaosta del suo medico per il viaggio, “nullaosta che ho immediatamente richiesto”, ha aggiunto Pell.

Lo scorso ottobre tre detective della task force della polizia del Victoria, istituita per indagare su fatti emersi durante i lavori della Commissione d’inchiesta sugli abusi sessuali su minori, si erano recati a Roma per interrogare Pell, il quale non si è sottratto alle domande. La sua collaborazione sarà necessaria anche adesso per far andare avanti il procedimento, dato che l’Australia ha un trattato di estradizione con l’Italia ma non con il Vaticano.

 Fonte:Repubblica

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