Banche, Padoan: “No altre crisi”. Fed divisa sul bilancio, mercati incerti

MILANO – Ore 14:45. La Fed inizia a dividersi sui tempi di normalizzazione della politica monetaria: dalle minute della riunione di metà giugno, pubblicate nella serata italiana di ieri, è emerso che il piano di diminuzione del bilancio della Banca centrale americana (che conta su 4.500 miliardi di bond) inizierà “in pochi mesi”. Ma non tutti concordano: nella riunione che ha alzato i tassi a 1-1,25%, diversi esponenti “si sono detti a favore di un inizio del processo nel giro di un paio di mesi”. Tuttavia altri “hanno sottolineato che spostare la decisione più in là, nel corso dell’anno, darebbe più tempo per valutare le prospettive per l’attività economica e l’inflazione”. Julia Coronado, presidente di MacroPolicy Perspectives, sintetizza a Bloomberg: i governatori “faticano a spiegarsi perché l’inflazione sia così bassa mentre siamo vicini alla piena occupazione”, che dovrebbe mettere pressione su salari e prezzi.

Con questi indizi contrastanti, i mercati reagiscono negativamente: in Asia gli scambi sono stati deboli, mentre lo yen si è rafforzato. I mercati europei trattano deboli: Milano scende dello 0,14%. S’indeboliscono anche le altre: Londra cala dello 0,6%, Parigi lima l’1,1% e Francoforte lo 0,9%. I future su Wall Street sono in calo dopo una serie di dati Usa sotto le stime.

Del settore bancario italiano, mentre il salvataggio delle venete passa dal Parlamento e si attende il decreto definitivo su Mps, ha parlato in toni positivi il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan: “Non ci sono altri focolai di crisi come quelli risolti in questi giorni”, ha sostenuto al Gr1 sottolineando che “abbiamo rimesso in carreggiata la quarta banca del Paese” con riferimento a Mps, mentre “le banche venete sono state rilevate da Intesa che non ha problemi di credibilità”. Ora “le banche devono fare il loro mestiere, accelerino il credito all’economia”. Da parte sua anche la difesa delle autorità del settore: “Non ho ragione di dubitare che le autorità di controllo” – Consob e Bankitalia – “abbiano pienamente svolto le loro funzioni”. Dal ministro anche una battuta, quando da Radio Anch’io ha aggiunto: “Una volta si diceva che in Italia c’erano 50-60 milioni di commissari tecnici della nazionale. Mi sembra che siano diventati 50-60 milioni di ministri delle Finanze, e va benissimo”, in riferimento alle molte opinioni per le quali questi salvataggi si potevano fare meglio.

In Germania gli ordini di fabbrica per il mese di maggio hanno mostrato un miglioramento, registrando una crescita mensile dell’1% dal precedente -2,2% (dato rivisto da -2,1%), mentre su base annua il dato è salito del 3,7% dal +3,3% della passata lettura (dato rivisto da +3,5%). Il mercato si attendeva tuttavia un miglioramento più marcato: su base mensile pronosticava una crescita dell’1,9% e su base annua del 4,5 per cento. L’euro tratta su livelli simili alla chiusura di ieri, sopra quota 1,13 dollari. La moneta unica passa di mano a 1,136 dollari e 128,8 yen. Anche lo spread è invariato: il differenziale fra Btp e Bund tedesco segna 166 punti contro i 167 della chiusura di ieri. Il rendimento del decennale italiano è al 2,1%.

Ricca l’agenda macro Usa, ma come accennato i dati sono stati deludenti a cominciare dai dati Adp sul lavoro nel privato che deludono le attese registrando 158mila nuovi posti a giugno: se ne aspettavano 185mila. Nella settimana al 30 giugno l’indice che misura le nuove richieste di mutui ipotecari negli Stati Uniti ha evidenziato un +1,4% a 423,3 punti, mentre il deficit commerciale si è attestato a 46,5 miliardi a maggio (sopra le stime) e le richieste iniziali di sussi per la disoccupazione hanno raggiunto quota 248mila facendo anche in questo caso peggio delle previsioni.

Stamane la Borsa di Tokyo ha chiuso gli scambi in calo con l’indice di riferimento che scende nuovamente sotto quota 20mila, complice l’apprezzamento dello yen e la flessione delle quotazioni del petrolio. Il Nikkei cede lo 0,44%, a quota 19.944,06, perdendo 87 punti. Sul mercato valutario lo yen ritorna a trattare sopra quota 113, e sull’euro a 128,20.

Oggi le quotazioni del petrolio si sono mosse in ripresa sui mercati asiatici, in attesa delle scorte Usa. Il light sweet crude (WTI), con consegna ad agosto, segna un rialzo di 32 centesimi arrivando a 45,45 dollari al barile. Il barile di Brent, con consegna a settembre, guadagna 34 centesimi a 48,13 dollari.

 

Fonte: Repubblica.it

 

 

 

 

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