Coronavirus : quali sono i sintomi

di Ettore Liberati

Tosse e raffreddore, influenza o coronavirus?
Pierluigi Bartoletti: “Per prima cosa bisogna verificare se negli ultimi 15-20 giorni si è stati a contatto con qualcuno che viene dalle zone rosse o da quelle gialle. In caso negativo, non c’è da preoccuparsi perché con ogni probabilità si tratta di semplice influenza o sintomi allergici. Se, invece, il contatto c’è stato ma la persona al di là dei sintomi si sente bene, non c’è motivo di allarmarsi. Bisogna, però, allertare il medico che farà una valutazione clinica ponendo delle domande che servono a inquadrare meglio la sintomatologia. Se lo ritiene opportuno, il medico segnala il caso al Servizio di igiene e sanità della Asl che valuterà insieme al centro di riferimento regionale se e quando fare il tampone. Sulla base della gravità dei sintomi, vengono date delle indicazioni comportamentali e nei casi sospetti si raccomanda di restare a casa fino a quando non viene fatto il tampone”.

 

Rocco Russo: “Tutti i sintomi parainfluenzali come tosse, raffreddore e congiuntivite, non devono allarmare perché siamo ancora nella stagione influenzale e quindi rientrano nella norma. Quello che conta è la storia del bambino: se vive in una zona rossa o gialla o se ha avuto un contatto con persone di quelle aree, è ovvio che quei sintomi hanno un peso diverso e il bambino va considerato a rischio. In questi casi, è bene che stia a riposo e che i genitori controllino l’andamento dei sintomi. E’ bene che in questi giorni il bambino con raffreddore non frequenti la scuola, anche se per ora le scuole sono chiuse, e neppure coetanei o centri sportivi. Se nelle prime 24-48 ore dall’esordio si nota un rapido peggioramento delle condizioni del bambino, bisogna chiamare il pediatra di riferimento e informarlo della sintomatologia. Attraverso il triage telefonico (che consiste in una serie di domande sulla condizione clinica del bambino e sui sintomi), il medico capisce se il bambino può recarsi al suo studio magari su appuntamento, se c’è bisogno di una visita a domicilio o se è necessario che vada in ospedale.
Mal di pancia, nausea e cefalea
Rocco Russo: “La cefalea è uno dei sintomi più frequenti insieme a tosse, febbre, mal di gola e sensazione di malessere generale. La nausea è un sintomo meno frequente. La diarrea, invece, potrebbe essere un sintomo sottostimato. A livello intestinale e respiratorio sono presenti dei recettori a cui il virus si aggancia, ecco perché dà problemi respiratori e polmonite. Questi recettori sono espressi anche a livello del tratto gastroenterico per cui, secondo alcuni studi, il virus potrebbe dare anche sintomi intestinali come diarrea”.
In caso di febbre alta: va fatto il tampone?
Pierluigi Bartoletti: “Negli adulti sani se c’è febbre non è il caso di preoccuparsi più di tanto. Diverso è se si tratta di anziani o persone over 60 che hanno patologie croniche, seguono terapie immunosoppressive o sono in chemioterapia. In tutti questi casi, anche se non c’è stato nessun contatto con zone a rischio è bene fare visita medica, perché può esserci un rischio per la salute a prescindere dal coronavirus. In linea di massima, il tampone va fatto solo su malati sintomatici ma dipende dalla regione di residenza perché ogni regione si regola in base alla situazione del proprio territorio. Per esempio, al momento a Roma non ci sono casi autoctoni e quindi se non abbiamo incontrato nessuno che proviene dalle zone rosse o gialle, il rischio è zero. Comunque, ora i tamponi si eseguono solo nei centri di riferimento regionale e non dal medico di base e i risultati arrivano nell’arco di 3-4 ore”.

 

Fonte: Repubblica.it

 

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