Pensioni, la Ragioneria avverte: “Con cambi agli scatti sistema più debole”

Il rapporto sulla spesa previdenziale mette in guardia su possibili slittamenti dell’adeguamento del requisito anagrafico. “Un pericolo per Paesi ad alto debito come il nostro”. E sottolinea: “Scatto obbligatorio a 67 anni per clausola di salvaguardia chiesta da Commissione e Bce”

MILANO – Altolà della Ragioneria a interventi per fermare o rallentare l’adeguamento all’aspettativa di vita dei requisiti anagrafici necessari per accedere alla pensione. Misure invocate in particolare dai sindacati che chiedeono che non scatti l’aumento a 67 anni attualmente previsto per il 2019. Interventi di legge “diretti non tanto a sopprimere esplicitamente gli adeguamenti automatici” sulle pensioni, inclusi gli scatti di età, “ma a limitarli, differirli o dilazionarli, determinerebbero comunque un sostanziale indebolimento della complessiva strumentazione del sistema pensionistico italiano”, si legge nel apporto sulla spesa per pensioni. “Ritornare nella sfera della discrezionalità politica” determinerebbe un “peggioramento della valutazione del rischio paese”.

“Il processo di elevamento dei requisiti minimi e il relativo meccanismo di adeguamento automatico” sulle pensioni sono “dei fondamentali parametri di valutazione dei sistemi pensionistici specie per i paesi con alto debito pubblico come l’Italia”, si aggiunge. “Ciò non solo perché” la previsione di requisiti minimi, come quelli sull’età, è “condizione irrinunciabile” per “la sostenibilità, ma anche perché costituisce la misura più efficace per sostenere il livello delle prestazioni”

Inoltre, sottolinea la Ragioneria, ipotesi di ritocco ai requisiti anagrafici per l’accesso alla pensione rappresenterebbe solo una misura tampone, visto che anche in presenza di un blocco dell’adeguamento automatico alla speranza di vita, il requisito “verrebbe comunque adeguato a 67 anni nel 2021, in applicazione della specifica clausola di salvaguardia introdotta nell’ordinamento su specifica richiesta della Commissione e della Bce, e successivamente mantenuto costante a tale livello”.

Si tratta della clausola di salvaguardia inserita all’interno del decreto salva Italia che ha incorporato la riforma Fornero. Clausola che prevede che anche in mancanza di adeguamenti agganciati all’aspettativa di vita, la soglia anagrafica minima per l’accesso alla pensione dal 2021 sia di 67 anni.

Non solo. Secondo la Ragioneria lo stop all’adeguamento avrebbe conseguenze non soltanto in termini di inevitabile aumento della spesa previdenziale, portando prima le persone in pensione con un incremento delle spese per prestazioni, ma causerebbe anche un sensibile diminuzione del tasso di sostituzione, cioè il rapporto tra la pensione incassata e l’ultimo stipendio perecepito.

Lo slittamento – sottolina infatti la Ragioneria – ” determinerebbe un abbattimento crescente nel tempo dei tassi di sostituzione fino a raggiungere, alla fine del periodo di previsione, 12,8 punti percentuali per un lavoratore dipendente e 10 punti percentuali per un lavoratore autonomo, con conseguente peggioramento anche dell’adeguatezza delle prestazioni pensionistiche rispetto alla normativa vigente. La riduzione si spiega in ragione sia del più basso coefficiente di trasformazione, correlato all’età di pensionamento, e sia della corrispondente minore anzianità contributiva”.

Fonte:Repubblica

Ciro di Pietro

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *