Procura di Napoli, prevale Melillo, ecco le 10 ore di battaglia al Csm: “Finalmente l’ufficio più difficile d’Italia ha un nuovo capo”

Il presidente della Cassazione: “No a fatwe e pregiudizi su carriere parallele come fu per Falcone e D’Ambrosio. Magistrati come Melillo vanno incoraggiati e non delegittimati”.

Alla fine ha prevalso Giovanni Melillo. E’ lui il nuovo capo dei pm napoletani. Sconfitto Federico Cafiero de Raho per 14 voti a 9. Il dibattito è stato lungo e articolato. Ecco la ricostruzione delle fasi salienti.

Il presidente della Cassazione, Giovanni Canzio, ha premesso di avere il “fermo convincimento che la situazione di incompatibilità di Cafiero sia chiara, univoca, incontrovertibile, preclusiva”. Quindi è intervenuto sul nodo dell’incarico fuori ruolo e ha chiesto di evitare “fatwe e pregiudizi sui magistrati eccellenti, su uomini dello Stato che contribuiscono al buon funzionamento delle istituzioni senza entrare in Palazzi o caste di alcun tipo”.

Canzio ha criticato la pretesa, sostenuta da altri consiglieri, di un necessario  “bagno di giurisdizione”, ovvero un periodo di decantazione in ruolo dopo la parentesi fuori ruolo, in settori strettamente legati alla giustizia. “Le accuse di carriere parallele come tutte le fatwe e i pregiudizi ideologici sono affetti sempre da una  qualche ottusità. Come in passato è avvenuto per Giovanni Falcone e Loris D’Ambrosio, mi è sembrato di avvertire la stessa retorica. Falcone e D’Ambrosio hanno dimostrato che pur lavorando nei palazzi erano magistrati con la schiena dritta.

E questi magistrati non meritano di essere delegittimati, ma ne va rispettata la dignità personale e la storia professionale. Allora evitiamo questa deriva culturale e “chiediamoci, invece, di che cosa ha bisogno la più grande Procura d’Italia investita da inchieste e problemi di straordinaria portata. Magistrati come Melillo vanno incoraggiati e non chiamati a dirigere un tale ufficio accompagnati da una strisciante e ingiusta delegittimazione. Essi hanno di fronte sfide davvero difficili per le quali hanno sempre dimostrato una forte vocazione”.

Sulle parole di Canzio è intervenuto il togato di Mi Lorenzo Pontecorvo: “Se ho capito bene, ho sentito un paragone tra Falcone e Melillo. Ma in questo caso, è Cafiero de Raho che va paragonato a Falcone, perché è lui che sta rischiando la vita, vive blindato e ha subito oggi un attacco personale”.

Ma Canzio ha replicato: “Hai capito male, evitiamo queste estrapolazioni tipo intercettazioni”. Il consigliere togato di Unicost Francesco Cananzi, relatore della proposta a favore di Cafiero de Raho, ha sottolineato: “Stiamo parlando di due magistrati di altissimo valore, ma quando c’è una situazione di imbarazzo, bisogna guardare i fatti. E l’attività svolta da Cafiero è insuperabile, basta guardare risultati straordinari di direzione e semidirezione per undici anni”.

Cananzi ha ricordato le indagini di camorra istruite da Cafiero e, soprattutto, il maxiprocesso Spartacus contro il clan dei Casalesi. “Un dibattimento che ha fatto la storia, di cui Cafiero è stato l’anima. Lo ha seguito come pm dal 1998 al 2005, durante 600 udienze, 52 delle quali riservate alla sua requisitoria. Le sue esperienze organizzative non nascono da studi ma dal lavoro sul campo”.

Sull’incarico svolto da Melillo come capo di gabinetto del ministro, Cananzi ha detto: ‘Non ho mai ritenuto di demonizzare l’esperienza fuori ruolo. Ma c’è un dato di opportunità da affrontare: 37 anni di esperienza requirente rispetto a 21, undici di direzione contro quattro e sei mesi. Gli ottimi risultati raggiunti da entrambi non possono essere superati da una esperienza fuori ruolo che pone dei problemi al di là delle indiscusse qualità delle persone, sulla cui imparzialità non c’è da dubitare. Ma si pone il tema della apparenza della imparzialità. È problema che non è decisivo, perché per me è decisiva la comparazione tra i due candidati, ma chiediamoci perché il consiglio dei giudici europei, che suggerisce di fare attenzione a questi passaggi, tenuto anche conto della natura ibrida del ruolo di capo di gabinetto, su cui non a caso pende un disegno di legge”.

A favore di Melillo hanno parlato per primi i due relatori, la consigliera laica Paola Balducci e il togato di Area Valerio Fracassi. “Non si vuole offrire un modello generale di dirigente, ma si vuole dare a un ufficio così complesso il miglior dirigente possibile”, ha sottolineato Balducci, che sull’attività di capo di gabinetto ha evidenziato che questa “esperienza è ampiamente valorizzabile dal Csm nell’esercizio delle proprie prerogative”.

Ancora più netto Fracassi: “Stiamo parlando di un incarico al ministero della Giustizia: Melillo ha servito lo Stato”. In via Arenula, ha aggiunto Fracassi, Melillo “ha riorganizzato il ministero, portando avanti il taglio di i posizioni dirigenziali e gestendo una fase nuova di collaborazione con il Csm”. Fracassi ha definito Melillo “un fuoriclasse che nella sua variegata esperienza ha mostrato eclettismo e questo lo rende adatto a una realtà come la Procura di Napoli. Dobbiamo a Napoli il procuratore più adatto e penso che Gianni Melillo lo sia. È un eccellente investigatore, eclettico, che si è occupato di tutti i settori, che dove è andato ha lasciato il segno. Propensione alla innovazione tecnologica, specialista nella gestione di complesse unità organizzative, che ha fatto sia alla Procura nazionale che come procuratore aggiunto a Napoli, dove ha cambiato il modo di lavorare della Procura che da allora non è più lo stesso”.

Il dibattito ha diviso il gruppo di Area, il cartello delle componenti di sinistra della magistratura. Ercole Aprile ha motivato il suo voto per Cafiero affermando, fra l’altro: “Non vorrei che passasse un messaggio culturale, che per ricoprire ruoli apicali sia preferibile andare fuori ruolo e costruirsi carriera parallela”.

Lucio Aschettino, togato napoletano di Area, invece ha affermato: “L’obiettivo non sono valutazioni ideologiche, ma individuare il candidato migliore, ed è il dottor Melillo. Quello che mi convince, è la sua straordinaria esperienza, diffusa in settori della organizzazione diversificati, ampi e particolareggiati più di quella del dottor Cafiero”. Di diverso avviso Piergiorgio Morosini, che ha detto: “L’incarico fuori ruolo non può diventare un passpartout che apre le porte a qualsiasi richiesta”.

Un altro esponente di Area, il togato napoletano Antonello Ardituro, ha evidenziato: “La Procura di Napoli è una delle cose più importanti della mia vita. Ma qui è una specie di fantasma, non ne ha parlato nessuno. Abbiamo parlato dei profili dei candidati, della coerenza di gruppi o del singolo, di chi dobbiamo premiare. Ma pochissimo di come si debba provare a individuare il miglior dirigente possibile per la Procura di Napoli in questo momento storico. Per me è una scelta difficilissima. Ho un rapporto di affetto, stima e consuetudine lavorativa con entrambi, più con Federico, perché quando si parla del contrasto ai casalesi di parla anche della mia vita. Non avrei mai voluto trovarmi nella situazione di dover votare contro di lui, e forse il consiglio non doveva arrivare fino a questo punto, a mettere in contrapposizione questi due candidati. Ma oggi non deve interessare quali sono le loro aspirazioni di carriera dei singoli, ma quale scelta sia migliore per la Procura di Napoli. Un ufficio enorme, che ha pendenze di 120 mila processi, una macchina enorme che va ripensata, migliorata, per il territorio più difficile d’Italia. Con una situazione di criminalità diffusa che non ha eguali, è un ufficio in affanno nonostante l’encomiabile lavoro dei magistrati. Questo ufficio ha bisogno di recuperare una autorevolezza di leadership per rimettersi in equilibrio con le altre autorità giudiziarie. Verso Cafiero dobbiamo riconoscenza, e questo plenum non deve costituire una virgola di delegittimazione per una persona che rischia la vita tutti i giorni, ma va restituita dignità al percorso giurisdizionale di Giovanni Melillo che è stato troppo banalizzato. È entrato nella prima Dda di Napoli, ha condotto le indagini sulle rivelazioni del pentito Pasquale Galasso, alla DIrezione nazionale non ha fatto solo coordinamento ma è stato applicato alle indagini sulle stragi a Firenze. Un percorso giudiziario che merita altrettanto rispetto e gli ha fatto maturare competenze di assoluto rilievo ed eccellenza. È vero, sono due profili diversi, Cafiero è uno straordinario magistrato antimafia, Melillo eccellente organizzatore, poliedrico, con esperienze dentro e fuori la giurisdizione. Questa nomina è uno sfida, rimette quell’ufficio al livello delle eccellenze italiane. Reggio Calabria è un ufficio di straordinario rilievo,  ma la Procura di Napoli dal punto di vista organizzativo è un altro mondo”, ha concluso Ardituro.

Divisa anche la componente moderata di Mi. Secondo Luca Forteleoni, con la nomina di Melillo è “storicamente la prima volta che Csm nomina come capo di una Procura metropolitana un magistrato che ha svolto un ruolo di diretta e immediata collaborazione con l’organo politico attraverso transito diretto da rappprto diretto con la politica a funzione di capo della Procura più grande d’Italia. È un cono d’ombra sulla consiliatura”.

Sulla stessa linea Lorenzo Pontecorvo: “Dirigere una Procura come Reggio Calabria è un’altra cosa – rimarca – e mi viene da piangere leggendo la motivazione a favore di Melillo nella parte in cui si dice che un ufficio in prima linea, in fondo, ha solo tre aggiunti, mentre il dottor Melillo come procuratore aggiunto ha coordinato più sezioni. Vogliamo dire che semidirettivo che ha coordinato più sezioni di indagini ha fatto più di Cafiero de Raho?”.

Il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, prima del voto, ha sottolineato: “Si è trattato di una discussione lunga e complessa che ha occupato l’intera giornata e che ha consentito di produrre un confronto approfondito ma corretto anche se a tratti aspro. Ringrazio per questo i relatori e ciascuno dei consiglieri. Il dibattito ha peraltro riguardato anche temi delicati e sensibili afferenti a profili di asserita incompatibilità per l’uno, e di opportunità per l’altro, in ragione del pregresso incarico di Capo di Gabinetto del Ministro della Giustizia. Nell’esercizio della mia funzione avverto il dovere di sottolineare due aspetti di questo percorso decisionale così difficile e serrato: 1) Il confronto si è svolto in assoluta libertà e senza alcun condizionamento interno ed esterno; e ugualmente avverrà per il voto che tra qualche istante sarà espresso. 2) La Procura più difficile del Paese avrà oggi finalmente un nuovo Capo, certamente autorevole, indipendente e legittimato da un voto consapevole del Plenum del Consiglio, chiunque sarà il candidato che prevarrà. Si tratta infatti di due tra i migliori magistrati requirenti di cui l’Ordine giudiziario dispone. Proprio il confronto serrato che si è svolto consente di affermare che i cinque mesi di vacanza, certo troppo lunghi, sono stati utilizzati dagli organi consiliari per far sì che la scelta infine compiuta con un voto pubblico e responsabile fosse la più possibile consapevole e meditata. In questi cinque mesi, peraltro, il procuratore vicario, Nunzio Fragliasso, in condizioni molto difficili, ha ottimamente assicurato la conduzione di quell’importante e complesso ufficio, quello più grande d’Italia per numero di magistrati e più complesso e delicato per i procedimenti che lì vengono trattati. A Fragliasso va il mio più sentito ringraziamento e quello dell’intero Plenum. Consentitemi, inoltre, un’osservazione in replica a talune osservazioni che hanno riecheggiato nell’odierno dibattito. Il Csm assume le sue decisioni sempre in piena ed assoluta autonomia, ed è certamente ciò che è accaduto in occasione di scelte passate e che accadrà in questa circostanza.Ho costantemente agito, in questi tre anni, insieme a ciascuno di Voi, sotto la guida attenta e saggia del Capo dello Stato, per assicurare tale doverosa autonomia del Consiglio per corrispondere in concreto alla sua essenziale funzione costituzionale. E ritengo che tale autonomia sia stata pienamente garantita, sempre.Sono stato e sono il più convinto assertore di una più netta distinzione tra l’esercizio di funzioni e attività politiche o frutto di incarichi conferiti da organi politici e funzioni giurisdizionali. L’intero Consiglio ha votato unanimemente documenti che connotano con nettezza una posizione ordinamentale che mi auguro possa al più presto essere recepita dal Legislatore. Ugualmente condivido le parole spese dal Presidente Canzio, dai Consiglieri Ardituro e Aschettino ma anche da altri consiglieri come Luca Palamara e dai relatori Cananzi, Balducci e Fracassi, di rispetto per le funzioni svolte fuori ruolo. Voglio sul punto ricordare che sulla valutazione delle esperienze fuori ruoli si sviluppo, in occasione della riforma della riforma del T.U. sulla Dirigenza un serrato confronto e furono compiute delle scelte chiare che distinguevano tra fuori ruolo e fuori ruolo. Scelte che consentono di discernere tra quelle che arricchiscono la cultura e le attitudini organizzative e giurisdizionali e quelle che non hanno queste caratteristiche. Non possiamo ogni volta riproporre temi già affrontati. Ricordo sul punto che pochi mesi fa abbiamo votato all’unanimità il dottor Gratteri quale Procuratore della Repubblica di Catanzaro e abbiamo fatto benissimo a votarlo.

Fonte:Repubblica

Ciro di Pietro

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