Quella notte di Paolo Rossi: trentacinque anni fa l’impresa Mundial in Spagna

ROMA – Trentacinque anni. Non c’è niente di meglio di una semplica frase di Paolo Rossi, il nostro Pablito, che descriva meglio il tempo che separa l’oggi da quella della notte, quella del Mundial ’82. “Nessuno di noi sa rispondere a una domanda improvvisa su cosa facessimo un determinato giorno dell’anno. Ognuno di noi sa cosa successe, dov’era esattamente, con chi era e cosa fece la notte dell’11 luglio 1982”. Trentacinque anni è un compleanno. Ed è un’altra invenzione di Pablito, l’uomo di quella notte e di quelle notti d’estate subito precedenti: “L’11 luglio 1982 è il compleanno di tutti gli italiani”. Infatti stamani ho fatto gli auguri, via sms, a Pablito. E lui mi ha risposto: “Grazie, quel mondiale non è solo la Coppa del Mondo, è qualcosa di irripetibile per tutti”. L’Italia di allora quella notte cambiò, ritrovò unità, coraggio, forza, sentimento. Com’era successo del resto a quella squadra in cui quasi nessuno credeva. Per una volta scendemmo in strada tutti quanti, a milioni in tutta Italia, semplicemente perché felici e uniti. Ma oggi, giustamente, non ci farebbero più fare i bagni nella Fontana di Trevi.

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Allora il calcio e la vita camminavano ancora abbastanza a braccetto. Eravamo all’inizio dello star system del football. Il Mundial apriva un periodo d’oro trionfale, ubriacante, almeno nel pallone: ci sentivamo una potenza, eravamo al centro del mondo, e da allora i migliori giocatori sarebbero venuti a giocare in Italia. Da Platini a Zico (Falcao c’era gia). L’Italia come l’Eldorado del calcio. Era un momento di grande incertezza per l’Italia. Siamo nella coda del terrorismo anni 70, hanno liberato a gennaio il generale Dozier, all’orizzonte cresce la tv di Berlusconi, a Sanremo vince Fogli da solo e senza i Pooh con “Storie di tutti i giorni”, in Germania nasce il primo bambino in provetta, c’è ancora ufficialmente la guerra delle Falkland, a Londra hanno ammazzato il banchiere Calvi, si affaccia l’Aids sul mondo, la mafia imperversa in Sicilia e ammazza Pio La Torre, muore Gilles Villeneuve. Ma nelle nostre case si affaccia il Commodore 64, il mondo nuovo. Già, è un’epoca che cambia.

PABLITO E LA NOTTE CON LA GERMANIA

Esistono due partite assolutamente indimenticabili nella memoria italiana, e sono entrambe un’Italia-Germania. Quella del 1970, il 4-3 di Riva e Rivera, diventato la Partita del Secolo, e quella del 1982, di Rossi e dell’Urlo di Tardelli. Se proprio dovessimo fare un podio del cuore, credo che sarebbe fatto così: 1 Italia-Germania 4-3 (17 giugno 1970), 2 Italia-Germania 3-1 (11 luglio 1982), 3 Inghilterra-Italia 3-2 (14 novembre 1934), quella dei Leoni di Highbury che, nonostante la sconfitta, per primi tennero tennero testa in casa all’Inghilterra inventore del football. L’epica appunto. La memoria è stata così forte da aver fermato quelle persone nel tempo. Il Vecio Bearzot è rimasto il papà, burbero ma generoso, di tutti, Dino Zoff è rimasto il mito che si tuffa sull’ultima palla di Italia-Brasile 3-2, Gentile lo vediamo ancora con i baffi nonostante non li abbia mai portati né prima né dopo aver marcato Maradona, Tardelli non ha altra immagine che quella dell’Urlo, Ciccio Graziani è rimasto il Generoso, Oriali è quello della vita da mediano, Paolo Rossi è il simbolo del riscatto, della sofferenza fisica e morale che si tramuta nell’immortalità. Paolo Rossi ha superato di poco le 200 partite in serie A, e poco più di un’ottantina di gol, alla fine è stato sopraffatto dalla stanchezza, dal dolore, dagli infortuni, dallo stress, ha detto basta che aveva appena 30 anni. Ma ha lasciato traccia nella nostra memoria ben più di quelli che hanno giocato e fatto gol il triplo di lui.

Oggi i 22 mundiales ’82 (Dino Zoff 75 anni, Ivano Bordon 66, Giovanni Galli 59, Franco Baresi 57, Giuseppe Bergomi 53, Antonio Cabrini 59, Fulvio Collovati 60, Claudio Gentile 63, Pietro Vierchowod 57, Giancarlo Antognoni 63, Giuseppe Dossena 59, Giampiero Marini 66, Gabriele Oriali 64, Marco Tardelli 63, Franco Causio 66, Bruno Conti 62, Daniele Massaro 56, Alessando Altobelli 61, Francesco Graziani 64, Paolo Rossi 61, Franco Selvaggi 60) o si sono ritirati dal calcio attivo, o fanno i dirigenti o i commentatori TV. Sono rimasti estremamente legati uno all’altro e non mancano mai le riunioni e le rimpatriate, proprio come dei reduci di guerra. Sono ormai dei bei signori marchiati a fuoco 35 anni fa come icone della nostra memoria.

Il presidente Pertini che andò a tifare al Bernabeu, l’angelo Gaetano Scirea, il vecio Bearzot, il suo fido braccio destro Guido Vantaggiato, il Richelieu Carlo De Gaudio, il caro Cesarone Maldini, il buon professor Vecchiet non ci sono più. Ma hanno avuto la fortuna di essere stati protagonisti di una storia straordinaria e unica e dunque per noi non se ne sono mai andati. Lunga vita ai ragazzi dell’82.

 

Fonte: Repubblica.it

 

 

 

 

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