Usa, la Corte Suprema: bando musulmani parzialmente in vigore Trump esulta: «Una chiara vittoria»

Giuseppe Ruggieri

Torna il «muslim ban». La Corte Suprema ha riammesso l’ordine esecutivo di Donald Trump che vieta l’ingresso nel Paese dei viaggiatori provenienti da sei Stati a prevalenza musulmana: Iran, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen. Il provvedimento torna in vigore giovedì 29 giugno e dovrebbe durare per 90 giorni come prevede il decreto nella sua seconda versione, firmato dal presidente il 9 marzo scorso. Bloccati per 120 giorni anche tutti i profughi e, a tempo indeterminato, i rifugiati provenienti dalla Siria.

Le eccezioni

La Corte, però, ha identificato alcune eccezioni: potranno essere ammessi nel territorio nazionale «gli stranieri» che hanno «una relazione con una persona o un’entità negli Usa». La pronuncia del massimo organo giudiziario lascia, quindi, qualche margine di interpretazione alle autorità di frontiera. Ma sembra chiaro che potranno rientrare tutti coloro che hanno un’occupazione o che studiano in America. Via libera anche ai parenti, sembrerebbe. Il timore, adesso, è che tra qualche giorno si ripetano le scene di confusione viste dopo il 27 gennaio, quando Trump varò la prima versione del bando, negli aeroporti principali, in particolare il Jfk di New York. Vedremo se l’amministrazione di Washington darà istruzioni precise.

Lo scontro

Nel frattempo si riapre lo scontro giuridico-politico. Si discute sul ruolo di Neil Gorsuch, il nono giudice appena nominato da Trump. L’ultimo arrivato ha spinto per il ripristino integrale del bando, dimostrando una sintonia totale con il presidente. E’ il segnale che la Casa Bianca si aspettava da Gorsuch, ma non mancheranno le polemiche tra democratici e repubblicani nel Congresso.

Battaglia legale

L’altro fronte è quello dei tribunali. Sia la prima che la seconda versione si sono schiantate sul «no» di alcune corti americane, che lo hanno fermato con ordinanze urgenti. Poi sono arrivate anche le sentenze. La Corte d’Appello del quarto distretto di Richmond, in Virginia, ha stabilito il 25 maggio che il «muslim ban» viola il primo emendamento della Costituzione americana che assicura parità di trattamento ai fedeli delle diverse religioni. La Corte d’appello di San Francisco, il 12 giugno, ha concluso che l’ordine esecutivo di Trump esorbitava i poteri costituzionali assegnati al presidente degli Stati Uniti.

Decisione ad ottobre

La Corte Suprema ha comunicato che esaminerà entrambe le sentenze a ottobre, «ascoltando tutte le parti in causa». Anche questa decisione sta suscitando perplessità: sembra quasi che i nove togati di Washington si aspettino che il bando possa essere rinnovato tra tre mesi. In caso contrario non si capisce a che cosa servirà la pronuncia in autunno, quando il provvedimento sarà scaduto nella parte sui viaggiatori e starà per esaurirsi anche nella sezione sui rifugiati.

Trump, «Questione nordcoreana urgente»

«Accrescere la lotta al terrorismo» è uno degli obiettivi concordati nella collaborazione tra il presidente Usa Donald Trump e il premier indiano Narendra Modi, annunciati proprio dal leader orientale in una dichiarazione al termine dell’incontro avvenuto alla Casa Bianca. Nel corso dello stesso incontro bilaterale, Trump ha invitato a occuparsi della questione nordcoreana e della volontà di Pyongyang di dotarsi dell’arma nucleare «rapidamente», nella dichiarazione congiunta alla Casa Bianca.

Identificati preparativi per nuovo attacco chimico

E sulla Siria, la Casa Bianca avverte il presidente siriano Bashar Al Assad contro nuovi attacchi chimici di cui gli Stati Uniti avrebbero individuato i «possibili preparativi», ammonendo che se condurrà un altro attacco di massa mortale con questo tipo di armi lui e il suo esercito «pagheranno un prezzo pesante». «Gli Stati Uniti hanno identificato i possibili preparativi per un altro attacco con armi chimiche da parte del regime di Assad che probabilmente causerebbe una strage di civili, compresi bambini» si legge in una nota dell’amministrazione Trump: «Gli Stati Uniti sono in Siria per eliminare l’Isis dall’Iraq e dalla Siria. Se tuttavia Assad condurrà un altro attacco di massa mortale usando armi chimiche, lui e il suo esercito pagheranno un prezzo pesante».

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