Vasco Brondi, ‘A forma di fulmine’, cadere e volare, forza e smarrimento della giovinezza

Diciamolo francamente: il videoclip è un genere espressivo che prometteva molto, ma che alla fine ha un po’ deluso le aspettative. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di una semplice operazione di marketing, un modo per lanciare il prodotto-canzone. Il cantante mostra il faccione, la cantante si dimena sensualmente, montaggio parossistico, tre minuti e avanti il prossimo. Per fortuna però esistono le eccezioni, c’è ancora qualcuno che prova davvero a cogliere l’anima invisibile di un brano e a darle una forma visibile, a sposare la musica e le immagini seguendo affinità elettive, analogie segrete, suggestioni.

Guardate il video di A forma di fulmine, una delle canzoni più belle dell’ultimo ispiratissimo album di Vasco Brondi, Terra. Il regista è Francesco Cabras, filmaker, fotografo, cantante rock, giornalista, giramondo, anima inquieta e spesso ispirata. L’incontro tra Brondi e Cabras ha generato una creatura misteriosa, pochi minuti che riescono a smuovere pensieri e sentimenti, che ricordano certi momenti del cinema di Malick o di Tarkovskj. “Possiamo correre, possiamo andarcene/ o stare immobili e lasciare tutto splendere/ possiamo prenderci, possiamo perderci/ dirci solamente cose semplici”: così inizia la canzone, un inno alle infinite possibilità della giovinezza che parte in modo sommesso e cresce come un’onda che si solleva e s’aggrappa al cielo azzurro dell’estate.

Francesco Cabras ha scelto Daphne Scoccia, la protagonista di Fiore, e l’ha portata a camminare in una pineta in riva al Tirreno: attorno a lei alberi secchi, insetti veri e finti, erba ingiallita, sabbia, un regno che attende di essere abitato, un tempo sospeso tra la noia e la rivelazione, uno di quei momenti in cui ‘accade’ qualcosa che non riusciremo mai a spiegare a nessuno. Anche questa ragazza ha la sua cicatrice a forma di fulmine, come Harry Potter, come tutti i giovani, il dono supremo e doloroso dell’originalità che poi ognuno rischia di cancellare nelle strade affollate e distratte dell’adultità.

FotoVasco Brondi, ‘A forma di fulmine’, cadere e volare, forza e smarrimento della giovinezza
La ragazza cammina, inciampa, cade, prende una manciata di sabbia e un insetto e lancia tutto verso il cielo, e l’immagine vola, l’anima s’apre, accoglie per un attimo tutto il mondo. E poi torna da lei, le entra nella pupilla, penetra le molecole agitate dei pensieri e della carne. L’immensità fuori e dentro di lei, come la bambina portoghese di Guccini, o addirittura come l’infinito leopardiano.

FotoVasco Brondi, ‘A forma di fulmine’, cadere e volare, forza e smarrimento della giovinezza
In tempi di crudo neorealismo quali sono i nostri, tempi di disagio sociale e di denuncia, Brondi e Cabras provano a rappresentare lo smarrimento dell’adolescenza, la sensazione di essere niente eppure di essere vicinissimi a una verità. In un caldo pomeriggio estivo qualcosa appare e cambia la vita, e la cicatrice a forma di fulmine si fissa per sempre nell’anima, come una luce che non va più via.

 

Fonte: Repubblica.it

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