Usa, Comey in Senato: “Trump ha mentito su di me, Mosca ha interferito sul voto americano”

WASHINGTON – “Trump ha mentito su di me e sull’Fbi. E Mosca ha interferito sul voto americano”. È la testimonianza, sotto giuramento, dell’ex direttore dell’Fbi James Comey davanti alla Commissione intelligence del Senato, che indaga sulla possibile interferenza della Russia nelle elezioni del novembre scorso e sui legami tra Donald Trump e i russi. Comey venne silurato ai primi di maggio dal presidente americano mentre indagava sul Russiagate. In una deposizione che a tratti ha rivelato la profonda emozione di un uomo di legge che aveva investito tutto nel servizio del suo Paese, l’ex superpoliziotto non ha fatto rivelazioni clamorose, ma ha delineato l’esistenza di un cerchio di pressioni indebite avvertite da parte di Trump, al punto da portarlo a prendere nota di tutti gli incontri.

Nessun presidente prima di Trump (Comey aveva lavorato con Obama e con Bush) aveva mai chiesto notizie su indagini in corso come ha fatto Trump sul Russiagate. E a proposito di quell’inchiesta, ha confermato Comey, gli chiese di lasciar perdere le indagini sull’allora consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, poi silurato. E’ stato questo il cuore della deposizione, insieme a un pesante coinvolgimento del ministro della Giustizia. A febbraio Jeff Sessions chiese di essere ricusato dall’inchiesta sulle interferenze russe nelle elezioni perché era venuto fuori un suo incontro con l’ambasciatore russo Sergei Kislyak durante la campagna elettorale, incontro che Sessions aveva omesso di menzionare durante il suo processo di conferma. Oggi Comey aggiunge che Sessions si sarebbe tirato fuori dall’inchiesta “per una grande varietà di ragioni”, che non può rivelare nell’audizione pubblica perché ancora oggetto di inchiesta. Lasciando intendere che c’è ben di più rispetto all’incontro con l’ambasciatore, ormai di dominio pubblico.

Comey si è detto “confuso” e “preoccupato” delle spiegazioni del suo licenziamento, che “prendendo in parola Trump” è dovuto al modo in cui dirigeva l’indagine sulla Russia. “Fino ad allora mi era stato ripetuto che stavo facendo un gran lavoro. Trump ha scelto di mentire e di diffamare me e l’Fbi”, ha continuato.

La Casa Bianca ha affidato le sue prime reazioni alle parole della vice portavoce Sarah Huckabee Sanders: “Donald Trump non è un bugiardo”, ha detto, aggiungendo che il presidente è impegnato a garantire che le elezioni vengano protette dell’interferenza di chiunque. Secondo il suo staff, Trump è soddisfatto di quanto emerso dall’audizione di Comey, che ha confermato che il presidente non è sotto inchiesta.

Lo stesso Trump, a margine di un incontro organizzato in un hotel di Washington da un’associazione religiosa, ha dichiarato ai suoi sostenitori: “Siamo sotto assedio, ma ne usciremo più forti che mai”

Fonte: La Repubblica

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