Piccoli partiti a rischio rielezione. La via dei “listoni” per sopravvivere

Se si andrà a votare in autunno con il sistema tedesco, centristi, sinistra, ma anche Verdi, Radicali Italiani e Idv, hanno come unica speranza di entrare in Parlamento quella di aggregarsi.

ROMA – Li chiamano cespugli, partitini, peones. Sono i piccoli partiti in lotta per la sopravvivenza in Parlamento, se la futura legge elettorale, presumibilmente il sistema tedesco su cui le forze maggiori sembrano essere tutte d’accordo, dovesse mantenere la soglia di sbarramento al 5%.

Di fatto, una soglia così alta darebbe seggi sicuri soltanto a Pd, M5S, Forza Italia e Lega. Anche Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni è a serio rischio, a meno che non faccia una lista unica con il Carroccio di Matteo Salvini, magari un polo sovranista da “modulare” su base geografica (Nord alla Lega e Centro-Sud a Fdi). Penalizzato anche il blocco centrista – alfaniani, casiniani, verdiniani, civici e fittiani  –  a meno che, da quanto fanno intuire alcuni suoi esponenti come Maurizio Lupi, popolari, liberali e riformisti si riuniscano tutti sotto un unico simbolo (e il movimento “Centristi per l’Europa fondato qualche mese fa da Pier Ferdinando Casini è già una priva prova tecnica di listone unico). Lo stesso leader di Ap Angelino Alfano ha rassicurato: “Ci uniremo ad altri e supereremo la soglia del 5%“.

Stesso discorso anche a sinistra. Per gli scissionisti bersaniani di Mdp e i superstiti di Sinistra Italiana l’unico taxi buono sui cui salire per arrivare a Camera e Senato è il soggetto politico di Giuliano Pisapia, “Campo progressista”, che ha l’obiettivo di dare rappresentanza ai movimenti civici nati dal basso.

Ma che cosa faranno i partiti che neanche oggi sono in Parlamento? Partiamo dai Verdi, che, dopo i successi con i due governi Prodi (nel 1996 e successivamente nel 2006), sono privi di rappresentanza dal 2008. Il portavoce Angelo Bonelli si rammarica che “anche i 5S si siano piegati alla logica delle larghe intese”. Tuttavia l’alleanza “deve essere programmatica prima ancora che elettorale”. E i Verdi guardano con interesse “alla proposta di Pisapia”, l’unica che “possa dare spazio al civismo e all’ecologismo”. Per Bonelli, però, bisogna evitare l’errore di “voler rifondare la sinistra”.

I Radicali Italiani, invece, fuori dal Parlamento dal 2013, si stanno guardando intorno alla ricerca dell’interlocutore migliore: “Noi siamo per il maggioritario uninominale – sottolinea il segretario nazionale Riccardo Magi – tuttavia cercheremo di confrontarci con tutti quelli che sostengono i nostri temi, come il superamento della Bossi-Fini, l’antiproibizionismo, il fine vita. Parleremo sia con Pisapia che con il Pd”.

Quanto, infine, a Italia dei Valori, il segretario Ignazio Messina non nasconde la sua preferenza per il Rosatellum e per una soglia non superiore al 3%. Ma avverte: “Aldilà

 Fonte:Repubblica

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