Si incide sulla pelle la balena blu della morte: polizia salva ragazzina

Era il primo di una serie di tagli. Che forse avrebbero, nel proseguo dei giorni, disegnato sul suo corpo la sagoma dell’ormai famigerata blue whale (balena blu), simbolo del «campionato» dove vince chi, nell’ultima «gara», trova la forza di togliersi la vita.

Così almeno si deduce dal «regolamento» che in Russia avrebbe già mietuto decine e decine di giovani vittime. Ma la «strage della balena blu» non sarebbe una prerogativa dell’ex Unione Sovietica, arrivando a mietere morti anche nell’occidente capitalista, Italia compresa.

In tale contesto va letta l’ennesima vicenda (due giorni fa un caso simile era accaduto a Como ndr) riportata ieri dal Corriere di Romagna: «Una ragazza di 14 anni ha postato su internet una foto in cui apparivano tagli che si era inflitta a un braccio, lesioni considerate il rito di iniziazione di questo gioco del suicidio».

L’immagine è però stata intercettata dagli agenti della polizia postale che sono riusciti a risalire prima al computer con cui era stata inviata la fotografia e poi alla ragazzina; obiettivo degli investigatori è ora rintracciare chi possa aver manipolato la 14enne.

«Impresa tutt’altro che facile – si legge ancora sul quotidiano romagnolo – visto che i tutor del gioco sono esperti informatici in grado di muoversi nell’anonimato della rete. Si indaga anche per capire come la 14enne sia finita nel giro del blue whale».

A questo punto l’arrivo nel nostro Paese di storie legate alla «balena blu», impone una seria riflessione; tanto più che il blue whale challenge continua – non si sa se forte di elementi oggettivi o solo suggestivi – a far parlare di sé. E ciò «grazie» soprattutto a noi giornalisti che, così facendo, ci assumiamo il grave rischio di innescare un effetto emulazione dalle conseguenze imprevedibili.

Qui ci troviamo infatti sul terreno minato di un fenomeno che ancora non sappiamo se rientri a pieno titolo nella categoria allarmante delle «emergenze adolescenziali» o in quella meno preoccupante (ma poi neanche tanto) delle false notizie. Come spesso accade, potrebbe trattarsi di un combinato disposto di tragica realtà e fantasiosa fake news.

La realtà è certamente quella relativa ai tanti giovani che – come dimostra l’ormai citatissimo servizio mandato in onda di recente dal programma tv Le Iene – si sono buttati dalla cima di un palazzo al culmine di un lavaggio del cervello scandito da una serie di tappe all’interno di un percorso fatto di prove di «coraggio» che prevedono atti di autolesionismo e azioni tra l’horror e lo psicopatologico; sfida conclusiva: il suicidio dal tetto, con il volo mortale ripreso da un complice e diffuso poi via social.

La fantasiosa bufala potrebbe essere invece quella che lega il drammatico fenomeno dei suicidi adolescenziali (che sono sempre esistiti e, purtroppo, sempre esisteranno) a una fantomatica spectre del male (gli ideatori del «gioco» blue whale, appunto) che recluterebbero sul web i giovani partecipanti a questa sorta di gara maledetta.

Il caso della ragazzina «adescata» in Romagna ora ha ripuntato i riflettori sul nostro Paese. Con tanto di frasi-fotocopia del tipo: «la giovane viene descritta da tutti come una ragazza all’apparenza senza problemi né familiari né scolastici». Per concludere con un imperdibile: «Dell’episodio è stata immediatamente informata anche l’autorità giudiziaria che sta coordinando le indagini; al momento l’ipotesi di reato ipotizzata è quella di istigazione al suicidio ma si valutano anche altri reati come minacce o violenza privata».

La caccia a Moby Dick continua. Sperando che dalla balena emerga una bufala.

Fonte: ilgiornale.it

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