Food delivery, Facebook fa sul serio: il pranzo si ordina sul social

ORDINARE cibo direttamente da Facebook. Senza doversi spostare sui siti o sulle app dei servizi di consegna, anche quelli partner. La novità si chiama “Order Food” e, quando arriverà anche in Italia, sarà accessibile cliccando sull’icona a forma di hamburger nel menu principale di navigazione sia su web (colorata) che su mobile (in bianco e nero).

Ovviamente la disponibilità dipenderà dai vari accordi che il social network sottoscriverà nei diversi mercati. Per ora l’opzione è infatti disponibile negli Stati Uniti con i ristoranti affiliati a Delivery.com e Slice, due servizi molto popolari. Ma vista la diffusione ormai capillare di questo tipo di piattaforme in mezzo mondo, Italia inclusa, c’è da scommettere che quel piccolo burger possa arrivare ben presto anche dalle nostre parti.

La funzionalità consente dunque agli utenti di inviare sia comande per il take away che ordini di consegna dai ristoranti disponibili. L’intero processo, dall’ordine al pagamento, avviene all’interno del recinto dorato di Facebook, senza necessità di saltare su altre applicazioni. Questa è la novità più sostanziosa. Si tratta nella sostanza di un allargamento dell’accordo sottoscritto con le due piattaforme già citate e annunciato lo scorso ottobre. Ma con una novità: se prima sembrava che il bottone per l’ordine dovesse essere incluso nella pagina dei singoli ristoranti, ora il social fa l’opzione più sua incorporandola nelle funzionalità principali.

Si troverà dunque un elenco di locali con foto, forchetta di prezzo, immancabili stellette per la valutazione e genere di cucina. Oltre, ovviamente, alle opportunità di consegna: ritiro o delivery a domicilio. Al momento, cioè per la versione statunitense, occorre cliccare su “Start Order” per avviare l’operazione e (ovviamente) pagare attraverso il social network. Che in questo modo, puntando sul cibo, mette un tassello in più nella sua strategia onnicomprensiva, puntata a farci uscire il meno possibile dal sito.

Fonte: Repubblica.it

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