Seul accusa: “Corea del Nord ha lanciato proiettile non identificato”

PECHINO – Un nuovo lancio, l’ottavo dall’inizio dell’anno, un’altra provocazione, il brivido della guerra che continua a correre sul 38esimo parallelo, un’altra riunione d’emergenza a Seul. E il mondo che torna con il fiato sospeso proprio mentre Donald Trump ha intrapreso il suo primo viaggio all’estero con tanto di valigetta nucleare al seguito. Non c’è pace in Corea del Nord e non c’è pace per il resto del pianeta. L’annuncio dell’ennesimo test arriva proprio dalla Corea del Sud che parla per il momento di “oggetto non meglio identificato” che è però riuscito a volare per oltre 500 chilometri prima di cadere nel mar del Giappone.

Gli esperti di Seul, Washington e Tokyo – anche il Giappone ha lanciato l’allarme – sono già al lavoro per capire di che cosa si tratta. Ma è la continuità della minaccia del Nord che a questo punto diventa la notizia: appena una settimana fa un lancio lancio aveva rovinato la festa del presidente cinese Xi Jinping che aveva riunito qui a Pechino i leader delle 60 nazioni raccolte intorno alla sua nuova via della Seta. Un lancio che si era dimostrato un vero e proprio salto di qualità per Pyongyang: sarebbe stato capace infatti di raggiungere il territorio Usa, secondo quanto sbandierato dallo stesso regime del Nord. Puntuale, sette giorni dopo, ecco il nuovo audacissimo, incredibile esperimento.

L’avevano detto, lassù a Pyongyang, che sarebbero andati avanti con i test, con cadenza anche settimanale se necessario: e sono stati di parola. Ignorando gli appelli alla ragione e al dialogo: “Siamo pronti a discutere se la Corea del Nord ferma i suoi esperimenti”, ha detto ancora ieri il Segretario di Stato Usa Rex Tillerson. “Una guerra sarebbe devastante”, ha aggiunto sempre in queste ore Jim “Cane Matto” Mattis, l’ex generale ora a capo del Pentagono, che pure in tante occasioni ha ricordato insieme allo stesso Tillerson la politica degli Usa: tutte le opzioni sono sul tavolo, compresa dunque quella militare.

Ma Kim Jong-un va avanti per la sua strada: ha promesso nell’ormai tristemente famoso discorso di Capodanno di testare un missile intercontinentale entro la fine del 2017 e sta proseguendo spedito nel programma, come ha dimostrato il lancio numero 78 da quando ha preso il potere, nel 2012. L’obiettivo è chiaro: ottenere un missile capace di raggiungere gli Usa e colpirli con un ordigno nucleare. La bomba atomica che la Corea del Nord ha già ottenuto ma che sta perfezionando in una serie di test l’ultimo dei quali era atteso per aprile: e che probabilmente solo la mediazione della Cina ha per il momento rimandato.

Sarebbe, quello, il punto di non ritorno: il presidente americano ha fatto capire che considera il test una specie di linea rossa, oltrepassata la quale intervenire sarebbe improrogabile. Ma come? Scatenando una reazione nucleare? La nuova provocazione è naturalmente manovrata con le pinze dall’altra parte del Pacifico. “Sappiamo che la Corea del Nord ha lanciato un missile a medio raggio” dice un comunicato della Casa Bianca. “Un tipo di arma, già testata in febbraio, che ha una portata inferiore ai missili lanciati negli ultimi tre test”. Come dire: Kim potrà anche dire che pure stavolta è stato un successo, ma non teniamogli cordone perfino noi.

A Seul, il presidente Moon Jae-in, eletto una quindicina di giorni fa proprio con la promessa di riaprire il dialogo con il Nord, ha subito riunito il consiglio di sicurezza in tutta emergenza. L’uomo della trattativa ha detto chiaramente che Pyongyang “deve cambiare atteggiamento” se vuole aprire un canale con Seul: ma una settimana esatta anche il suo appello cade nel vuoto mentre il Nord lancia l’ennesima provocazione. Nessuno si fa ormai

più illusioni. Lo stesso Moon ha detto al suo capo di stato maggiore di “prepararsi per la guerra”. Ed è vero che è proprio questo il modo migliore di perseguire la pace, come dicevano i latini. Ma Kim Jong-un sembra sfidare ogni logica: e ogni tentativo di dialogo.

Fonte: Repubblica

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