Juventus, Agnelli: “Fatturati? Critiche fini a se stesse, ricordiamoci dove eravamo nel 2010”

TORINO – Andrea Agnelli, a scanso di equivoci, ribadisce la ragione sociale del suo club: “La Juventus esiste per vincere”. Le parole del presidente bianconero arrivano nel giorno del settimo anniversario della sua gestione, nonché a dieci anni esatti dalla promozione della Juventus in Serie A, dopo un anno di purgatorio in B in seguito alle sentenze di Calciopoli. “Dal primo giorno del 2010 l’obiettivo era vincere – prosegue Agnelli, intervenuto alla quarta edizione del “J1897 Members Day”, l’incontro con i fedelissimi allo Stadium -. Mi hanno fatto notare quante volte ho utilizzato quella parola nel discorso di inaugurazione. Vincere nello sport è fantastico, perché ogni anno tutto riparte da zero. Per me è importante che il primo luglio chiunque lavori nella Juventus pensi di poter vincere tutto”. L’azienda bianconera ha centrato il core business, se è vero che sotto la guida di Agnelli sono già arrivati undici titoli, con altri due alla portata, specie il sesto scudetto consecutivo.

AGNELLI: “CRITICHE SUL FATTURATO FINI A SE STESSE” – “Chi non vince trova alibi”, si sente spesso dire in ambienti bianconeri. Uno degli alibi più frequentati, ai vertici della Serie A, è la disparità di fatturato tra i quasi esacampioni d’Italia e le inseguitrici. Agnelli, in questo senso, non vuole sentire ragioni. E passa al contrattacco: “Le critiche alla Juventus sul fatturato troppo alto sono fini a se stesse. Ricordiamoci cosa era la Juve nel 2010 e che fatturato aveva rispetto a chi oggi accusa”. E ancora, in merito alla potenza di fuoco dei club: “Aumentare il fatturato è un obiettivo che una società si deve porre – aggiunge il presidente della Juventus -: oggi lo scenario è cambiato, con le proprietà cinesi di Milan e Inter, o la presenza di grandi imprenditori che conosco personalmente come Pallotta o Saputo”. La vera svolta secondo Andrea Agnelli arriverebbe con “un salto di qualità sugli obiettivi generali, un enorme risultato si è ottenuto con le quattro squadre italiane fisse in Champions League. Ora toccherà ai club continuare a crescere: visto che l’esposizione internazionale del campionato italiano è deficitaria, la strada passa dal far bene in Europa. La visibilità internazionale fa crescere le squadre, giocare con Bayern, Barcellona o Real, vincendo o perdendo, fa crescere. La partita di ritorno Bayern-Juventus dello scorso anno è stata la seconda partita più vista al Mondo dopo la finale di Champions”.

IL MERCATO ENTRA IN ZONA MAROTTA – Il mercato sta per entrare in zona-Marotta, quel periodo in cui l’ad bianconero fa deflagrare il primo grande colpo mentre le avversarie non hanno ancora provveduto a compilare la lista della spesa. La Juve giocherà un’altra volta d’anticipo, cercando di chiudere il primo acquisto entro i primissimi giorni di giugno. Ancora prima proverà a blindare Allegri fino al 2020, vincendo la voglia del tecnico di posticipare ogni discorso al dopo Cardiff. Per convincerlo ci sono un centinaio di milioni per tre o quattro rinforzi, almeno uno per reparto del nuovo 4-2-3-1: un terzino destro, un jolly di centrocampo e un esterno offensivo.

FABINHO SORPASSA TOLISSO A CENTROCAMPO – Il mercato italiano è già stato vampirizzato l’anno scorso, con gli acquisti di Pjanic e soprattutto Higuain. Ecco perché le primissime scelte dei bianconeri rispondono ai nomi di Sanchez (Arsenal), James (Real Madrid) e i più economici Lemar (Monaco) e Douglas Costa (Bayern Monaco). A centrocampo calano le quotazioni di Tolisso (Lione) e salgono quelle del 23enne Fabinho (Monaco), per il quale servono circa 25 milioni. Piacciono anche gli altri giovani Goretzka (Schalke) e André Gomes (Barça), ma quest’ultimo non ai 35 milioni richiesti dai blaugrana.

ANCHE NEDVED IN PRESSING SU SCHICK – In Serie A i profili che interessano maggiormente la Juventus sono quelli di Schick, Keita e Bernardeschi. Viste le difficoltà a trattare con Lazio e Fiorentina, prende sempre più quota la pista per l’attaccante ceco Schick, sponsorizzato a Torino dal suo connazionale Nedved. Dove c’è una clausola (oppure un parametro zero) c’è Marotta, che avrebbe già comunicato al suo vecchio club, la Sampdoria, la volontà di esercitare il diritto di acquisto per 25 milioni, in scadenza il prossimo 25 luglio, onde assicurarsi l’attaccante 21enne che interessa anche a Inter, Napoli e Roma. L’operazione entrerà nel vivo tra 7-10 giorni, quando è previsto un nuovo contatto tra Marotta&Paratici e l’agente di Schick.

DE SCIGLIO, COULIBALY E I MOVIMENTI IN USCITA – Le altre missioni italiane? Chiudere le trattative per l’esterno De Sciglio, in scadenza nel 2018 con il Milan, e per l’attaccante senegalese Coulibaly, quest’ultimo comunque destinato a restare un’altra stagione a Pescara. La Juve, inoltre, proverà ad anticipare di un anno il rientro dai prestiti all’Atalanta di Caldara e Spinazzola. Qualcosa accadrà anche in uscita: difficile che parta Bonucci, sul quale (ri)piomberanno Manchester City, Chelsea e Barcellona. Più probabili gli addii di Neto, Lichtsteiner e Lemina, a caccia del posto fisso. Ma in caso di triplete potrebbero salutare anche tre big del calibro di Marchisio, Khedira e Mandzukic. Un rischio che tutto sommato si può correre.

JUVE-CROTONE, RIECCO BUFFON E PJANIC – A Vinovo, intanto, è entrata nel vivo la preparazione del secondo matchpoint per lo scudetto numero 33 (35 per la contabilità juventina), domenica allo Stadium contro un sorprendente Crotone a caccia di punti-salvezza. Guai a sottovalutare i calabresi, 36 impegni stagionali (ben 18 in meno dei bianconeri) e 17 punti nelle ultime 7 giornate (ben 5 in più della capolista). Ancora assente Khedira, oltre ai lungodegenti Pjaca e Rugani, il tecnico Allegri medita di schierare una formazione per nove undicesimi uguale a quella che mercoledì ha steso la Lazio in finale di Coppa Italia, con Buffon e Pjanic al posto di Neto e Rincon. Conferme dunque in arrivo per Bonucci e Chiellini, con Barzagli (o Lichtsteiner) e Alex Sandro in corsia. La mediana verrà completata da Marchisio (o Lemina), mentre alle spalle di Higuain dovrebbero agire ancora Dani Alves, Dybala e Mandzukic (o Sturaro). Per fare turnover ci sarà tempo la domenica successiva in casa del Bologna, anticamera della madre di tutte le partite, l’attesissima finale di Champions del 3 giugno a Cardiff contro il Real Madrid.

PJANIC: “SIAMO UNA MACCHINA DA GUERRA” – “La Juve è una squadra killer, una macchina da guerra”. Parole e metafore di Miralem Pjanic, reduce dal trionfo in Coppa Italia – benché assente per squalifica in finale -, il primo successo della sua carriera conquistato nel suo vecchio stadio. “La società ha costruito un mix di gente esperta che ha già vinto tutto e di giocatori che hanno una grande fame di successo – prosegue il bosniaco, intervistato da Sky e Mediaset -. La voglia, la serietà dei giocatori più esperti è impressionante. Qui si vince grazie a questa mentalità”. E ancora, sulle ali dell’entusiasmo: “Il Pallone d’Ora a Buffon? Gigi merita di vincerlo. Domina da anni, è una leggenda, mi auguro che possa farcela”. A proposito di trofei, “la raccolta”, per dirla con Allegri, è appena cominciata: “E’ una gioia aver centrato il primo titolo, la Coppa Italia, ma ora dobbiamo cercare di raggiungere gli altri traguardi, perché è per quello che saremo ricordati”. Pjanic prepara l’ultima recita nel cortile di casa, domenica sera allo Stadium: “Il Crotone è una squadra che rispettiamo molto: sta ottenendo ottimi risultati, lotterà con tutte le forze. Andremo in campo con la massima concentrazione per chiudere il discorso-scudetto davanti al nostro pubblico”. Infine, in merito alla posizione di playmaker davanti alla difesa scelta per lui da Allegri: “Forse all’inizio ho pagato dazio, ma mi ha aiutato a crescere – conclude il “Giotto” bianconero. Il mister ha consolidato un gruppo forte. Allegri sa essere calmo, ma anche duro nei momenti giusti. Con lui i giocatori hanno un ottimo rapporto”.

 

Fonte: Repubblica.it

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