Il Russiagate spaventa i mercati. Il dollaro risale dai minimi

MILANO – Ore 12:15. La volatilità torna a impadronirsi dei mercati, spaventati dalla piega che ha preso il Russiagate negli Stati Uniti: è considerata a rischio la stessa permanenza di Donald Trump alla Casa Bianca. L’instabilità politica ha guidato Wall Street alla peggior performance dallo scorso settembre, mentre il dollaro si è indebolito ai minimi pre-elezioni. Anche il caos brasiliano, con il presidente Michel Temer nella bufera per un giro di mazzette, aggiunge pepe agli scambi: l’indicatore di Bloomberg sulla volatilità dei mercati Usa è schizzato come non accadeva dai tempi del voto su Brexit, nel giugno scorso. Stamane, in un classico saliscendi che caratterizza queste fasi, il biglietto verde è risalito e l’oro (tradizionale bene rifugio acquistato a piene mani nelle scorse ore) si è indebolito. Gli scambi asiatici sono stati negativi e i listini europei ampliano il rosso dell’apertura: Milano lima l’1,75%, Londra arretra dell’1,5%, Francoforte dell’1% e Parigi dell’1,3%.

Gli addetti ai lavori sottolineano che questa importante fase di correzione arriva quando “molti mercati sono a record pluriennali, se non assoluti”, come spiega Chris Weston di IG Markets da Melbourne. Per di più, gli ultimi dati su Pil e inflazione Usa non sono stati forti come alcuni si aspettavano.

Sul listino milanese va a picco Fca, dopo la notizia della procedura d’infrazione Ue contro l’Italia per i mancati controlli sulle emissioni della Fiat 500X. Intanto, anche dagli Usa pare vicina una stretta sul tema dei gas nocivi: secondo Bloomberg, il Dipartimento di Giustizia americano sarebbe pronto a far causa a Fca in tema di violazione delle normative sulle emissioni, se i colloqui tra le due parti non dovessero portare a breve a un accordo.

Intanto in Gran Bretagna crescono oltre le attese le vendite al dettaglio. Ad aprile il dato è in crescita del 2,3% su mese e del 4% nel confronto annuo. Numeri che spingono la sterlina, che sale oltre quota 1,30 sul dollaro per la prima volta da settembre. In Italia torna a crescere la produzione nelle costruzioni nel primo trimestre del 2017, con un aumento dello 0,4% rispetto al trimestre precedente, che aveva chiuso a -0,6%. Nel pomeriggio si attendono l’indice Philadelphia Fed e le consuete richieste settimanali di sussidi per la disoccupazione negli Usa.

Da monitorare la pubblicazione da parte della Bce dei verbali della riunione del 26-27 aprile, mentre il presidente Mario Draghi interviene all’università di Tel Aviv dove riceve la laurea ad honorem in Filosofia. In Francia, il tasso di disoccupazione è sceso di 0,4 punti nel primo trimestre stabilendosi al 9,6% della popolazione attiva, dal 10% precedente: minimo da cinque anni.

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi si allarga poco sopra 180 punti base, per un rendimento del decennale italiano al 2,15% sul mercato secondario. L’undicesimo collocamento del Btp Italia – collegato all’inflazione – si è chiuso con un risultato di 8,6 miliardi piazzati, in netta crescita dall’ultima edizione. L’euro tratta in lieve flessione nei confronti del dollaro: la moneta unica viene scambiata a quota 1,1125 nei confronti del biglietto verde, rispetto alla valutazione di 1,1172 fatta segnare alla chiusura indicativa di ieri a Wall Street. Per quanto riguarda, invece, il cambio con lo yen l’euro passa di mano oggi a 123,90 contro i 123,61 dell’ultima rilevazione.

In mattinata anche la Borsa di Tokyo è stata guidata dalla correzione generale dei listini più che dai dati macroeconomici: la Piazza nipponica ha chiuso in forte calo, in scia alla flessione degli indici azionari statunitensi. Il Nikkei ha così perso l’1,32% a quota 19.553,86 punti, complice il rafforzamento dello yen sul biglietto verde. E dire che, sul fronte macro, l’economia giapponese ha mostrato segni positivi: è cresciuta dello 0,5% nel periodo da gennaio a marzo, rispetto alle previsioni di +0,3%. Su base annualizzata la crescita è pari al 2,2%, anche in questo caso superando le stime di +1,7%, con la spesa per consumi che evidenza un progresso dello 0,4%. Come accennato, ieri sera Wall Street ha chiuso in forte perdita, annullando tutti i guadagni accumulati dall’inizio del mese: il Dow Jones ha ceduto l’1,78% a quota 20.606,93; il Nasdaq è crollato del 2,57% a 6.011,24 punti. Lo S&P500, cedendo l’1,8%, ha segnato il peggior giorno da settembre.

Flette leggermente il prezzo del petrolio dopo i recenti rialzi, alimentati dalla prossima estensione dei tagli Opec e dal calo delle scorte Usa: il barile di greggio Brent con consegna a luglio ha aperto oggi al ribasso sul mercato dei futures di Londra a 52 dollari, lo 0,28% in meno rispetto alla giornata precedente. Il Wti è poco sotto quota 49 dollari al barile. L’oro è in ribasso sui mercati asiatici a 1.256,56 dollari, segnando una perdita dello 0,37%.

 

Fonte: Repubblica.it

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