U2, il capolavoro della band è in tour: ‘The Joshua Tree’ sbarca dal vivo a Vancouver

VANCOUVER – Gli U2 celebrano la loro storia. E lanciano anche un messaggio all’America di Trump e alla sua politica di esclusione e di nuovi muri. Riparte da Vancouver il viaggio della band di Dublino grazie a The Joshua Tree, l’album capolavoro che trent’anni fa li trasformò in quattro superstar del rock. Ricomincia da qui, di fronte a 50 mila spettatori riuniti nello stesso stadio, il BC Place, in cui nel 1987 prese il via il primo The Joshua Tree Tour
U2, a Vancouver si apre il tour di ‘The Joshua Tree’, il disco-capolavoro della band di Bono

che portò poi gli U2 ad esibirsi anche in Italia, esattamente come succederà il 15 e il 16 luglio prossimi, allo stadio Olimpico di Roma. Niente a che vedere, però, con il palcoscenico essenziale e spoglio di trent’anni fa: in questo concerto “monstre” dominano le immagini, grazie ad uno schermo gigantesco lungo tutto il palco e alto come un palazzo di cinque piani.L’album ‘americano’ della band irlandese, quello in cui gli U2 facevano il loro primo bagno di blues e che si apriva con la sequenza indimenticabile di Where the streets have no name, I still haven’t found What I’m looking for e With or without you, è proprio al centro di questo show coinvolgente, durato quasi due ore e iniziato con il pezzo più dichiaratamente politico della band, Sunday bloody Sunday. Si sono così riascoltati brani che mancavano da anni nei live di Bono e compagni, a cominciare da Red Hill Mining Town dedicato alle lotte dei minatori inglesi nell’era Thatcher o One tree hill o Mothers of disappeared dedicato ai desaparecidos argentini mentre sul palco passavano le immagini con le mamme in marcia, insieme alle altre realizzate da Anton Corbijn nel deserto Mojave, con il tipico albero ritratto sull’ormai iconica copertina del disco, al confine messicano, tra immigrati e riferimenti all’America. Alla fine del set di The Joshua Tree (che il 2 giugno verrà ripubblicato in una versione de luxe), prima di una breve pausa, Bono ha detto scherzando: “Grazie per aver ascoltato il nostro nuovo long playing” .
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Il concerto è poi ripreso con un passo più psichedelico e riflessi da mirrorball, la palla delle discoteche, con Beautiful day, con i quattro sullo schermo in un primo piano futurista, come fossero fatti di polvere di stelle. Tra richiami ai diritti civili, democrazia negata e un omaggio alle donne su Elevation con le foto di personaggi storici come Rosa Parks e Maya Angelou, ma anche delle Pussy Riot accanto a Cristine Lagarde, il concerto si è chiuso sulle note di Miss Sarajevo, con la voce di Pavarotti nel ritornello: un momento toccante per l’enorme striscione che ha fatto il giro completo dello stadio attraverso il passamano sulle teste degli spettatori, con stampata l’immagine di una ragazza siriana, Omaima, che nel video ripreso in un campo profughi aveva appena detto: “Sono siriana, vorrei diventare un avvocato per difendere i diritti di tutte le persone che vivono qui”. Gli U2 dimostrano ancora una volta di essere non solo un pezzo di storia vivente del rock ma ancora una delle band più vitali e coinvolgenti in circolazione.

 

Fonte: Repubblica.it

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