Borse deboli sulla tensione geopolitica. Asta di Bot, rendimenti al minimo storico

MILANO – Ore 13:45. I listini europei sono piatti in un momento di rinnovata tensione geopolitica: superato lo scoglio delle elezioni francesi, che ha riportato appetito verso il rischio, gli addetti ai lavori sono tornati a guardare i quadranti più complessi del planisfero con un velo di preoccupazione. Anche la scelta di Donald Trump di dare il benservito al direttore del Fbi, James Comey, è stata ponderata delle sale operative, mentre la divisa nipponica si è rafforzata come bene rifugio (salvo poi stabilizzarsi) in coincidenza con le rinnovate ansie sul programma nucleare della Corea del Nord. In generale, resta comunque una fase di ripresa globale che tiene i listini sui massimi: si aspettano le conferme di questa congiuntura positiva dai conti trimestrali in corso di pubblicazione.

Milano segna un calo dello 0,2% a metà giornata, Londra sale dello 0,4% mentre Francoforte lima lo 0,1% in linea con Parigi. A Piazza Affari si registrano i numeri dell’Eni relativi al primo trimestre, con l’utile netto adjusted in significativo miglioramento rispetto all’analogo periodo del 2016. Giornata di risultati anche per altri nomi noti di Palazzo Mezzanotte, come Generali, Mediobanca, Poste, Ubi e Unicredit. A livello internazionale, da notare che il gruppo assicurativo francese Axa ha annunciato che quoterà in Borsa le sue attività Usa, in una entità che metterà insieme i business Vita, risparmio, previdenza e la partecipazione in Allliance Bernstein.

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi è stabilmente sopra 180 punti base, per un rendimento del decennale italiano al 2,25% sul mercato secondario, nel giorno di un asta di Bot annuali. L’operazione del Tesoro si chiude con la vendita di 6,5 miliardi di Bot a un anno con il tasso che segna il minimo storico. Il rendimento è in calo a -0,304% dal -0,239% di aprile. Il precedente minimo era stato a gennaio scorso a -0,25%. Il rapporto di copertura è stato pari a 1,73 volte l’offerta. Il governatore della Bce, Mario Draghi, ha detto al Parlamento dell’Aia che l’economia dell’Eurozona mostra una fase di ripresa più solida e “la politica monetaria della Bce ha supportato questa ripresa” con misure “molto efficaci” contro la crisi.

L’euro è in leggero calo a 1,086 contro il dollaro e 123,5 yen. Il dollaro era reduce da un rafforzamento legato ai commenti da “falco” usciti dalla Fed alla vigilia. L’agenda macroeconomica si concentra sui dati sulla produzione industriale. Quest’ultima, in Francia, a marzo è cresciuta del 2% su base mensile, dato nettamente superiore alle stime di consenso che indicavano una crescita dell’1,2% dopo il -1,6% di febbraio. Dato, quest’ultimo rivisto ulteriormente al ribasso: -1,7% dall’istituto di statistica francese. Battuta d’arresto in Italia, dove il primo trimestre è andato in archivio con un calo dello 0,3%. Nel supplemento al bollettino di Bankitalia si registra l’accelerazione a marzo dei prestiti a imprese e famiglie (+0,3 e +2,4% rispettivamente).

Gli investitori giapponesi sono stati rassicurati dalla Banca centrale di Tokyo, che ha garantito che andrà avanti “con perseveranza” sulla via della politica monetaria espansiva: è quanto emerso dalla riunione di fine aprile. La Borsa nipponica ha chiuso con il Nikkei in crescita dello 0,29%. Da segnalare i dati di Toyota, che ha chiuso l’esercizio 2016/2017 con un utile netto in calo per la prima volta da cinque anni a questa parte, prevedendo per altro una nuova flessione per l’esercizio in corso a causa del rafforzamento dello yen. Il risultato netto è sceso del 21% a 1.831 miliardi di yen (circa 15,4 miliardi di euro) su ricavi in leggera flessione a quota 27.600 miliardi di yen.

In Cina l’inflazione si è attestata ad aprile all’1,2% su base annua, salendo dal precedente 0,9%. Il rialzo è maggiore del previsto. Gli analisti si aspettavano una inflazione all’1,1%. L’indice dei prezzi alla produzione ha mostrato, secondo la rilevazione di aprile, un aumento del 6,4% su base annua, rallentando rispetto al precedente +7,6% e deludendo di poco le attese del mercato pari a un +6,7%. Per il secondo giorno, le azioni di Shanghai sono riuscite a trovare stabilità (+0,2%) dopo un tracollo che è costato oltre 400 miliardi di dollari di valore a bond e azioni, in scia alla stretta annunciata dalle autorità sui mercati finanziari.

Ieri sera Wall Street ha chiuso poco mossa, con le tensioni geopolitiche e le scelte della Casa Bianca di nuovo in primo piano. Nonostante la risalita della tensione, rappresentata dall’indice Vix sulla volatilità, il Nasdaq è riuscito a mettere in fila il terzo record consecutivo e lo S&P500 ci è andato vicino. Il Dow Jones ha perso lo 0,17%, a quota 20.975,78, l’S&P 500 ha ceduto lo 0,10%, a quota 2.396,92. Il listino tecnologico ha aggiunto 17,93 punti, lo 0,29%, a quota 6.120,59.

Quanto infine alle materie prime, il petrolio è in rialzo a 46,12 dollari per il barile Wti e a 48,92 dollari per il Brent. L’oro è stabile sui mercati asiatici a 1.221,96 dollari l’oncia segnando un progresso limitato dello 0,05%.

Fonti: Repubblica.it

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