Il petrolio annulla l’effetto dei tagli Opec. Lavoro Usa: più posti delle attese

MILANO – Ore 15:15. Il calo del petrolio condiziona le battute finali della settimana finanziaria: il greggio prova oggi a recuperare qualche posizione dopo che nelle ultime ore ha toccato i minimi dallo scorso novembre, scendendo sotto 45 dollari con la qualità Wti che è il riferimento per il mercato americano; il Brent – riferimento europeo – è sceso invece verso quota 47 dollari, salvo poi riavvicinarsi a quota 49. I listini europei si accordano all’andamento dell’oro nero e guadagnano qualcosa dopo un avvio in rosso: Milano gira in positivo in aumento dello 0,88% a metà giornata, mentre Londra guadagna lo 0,11%,Parigi cresce dello 0,35%, mentre Francoforte resta sulla parità

A Piazza Affari si registrano le vendite su Moncler dopo i conti diffusi ieri a mercati chiusi, che sono stati però accolti positivamente dagli analisti. Oggi Intesa Sanpaolo ha riunito il cda per approvare un primo trimestre da 901 milioni di utile, in attesa dei risultati di Tod’s. Anche Italgas ha comunicato numeri in crescita con ricavi a 281 milioni nel primo trimestre (+9,8%) e utile a 72 milioni (+16%).

Dopo la promessa di tagli alla produzione da parte del cartello Opec, determinata proprio per riportare in alto i livelli di prezzo giunti a posizioni insostenibili per quel gruppo di Paesi che fa dell’oro nero la principale fonte di incasso, le quotazioni del barile sono dunque tornate al punto di partenza. Soltanto questa settimana, i contratti sul Wti hanno perso oltre 10 punti percentuali. Le preoccupazioni del mercato, che alcuni analisti avevano evidenziato fin dalla prima ora, riguardano l’espansione della produzione americana di shale oil: gli Usa – grazie al recupero dei prezzi – hanno riaperto i rubinetti e la loro attività estrattiva ha raggiunto i picchi dall’agosto del 2015. Il 25 maggio i leader del cartello guidato dall’Arabia Saudita si riuniranno per decidere, con ogni probabilità, un prolungamento di altri sei mesi dei tagli all’estrazione, ma chiaramente se la produzione Usa continuasse a salire sarebbe uno sforzo vanificato. Sui mercati, intanto, c’è “disappunto per il fatto che i tagli visti finora dall’Opec – e da alcuni Paesi vicini come la Russia, ndr – non hanno avuto alcun impatto sul livello globale delle scorte”, ha spiegato a Bloomberg Ric Spooner, analista di CMC Markets. Che vede addirittura la possibilità che il petrolio si avvicini alla soglia di 40 dollari.

Nell’agenda macro odierna si guarda alla produzione produzione industriale spagnola, che rallenta a marzo: è scesa dello 0,4% a marzo rispetto al mese precedente. Ma i mercati guardavano soprattutto ai dati sul lavoro negli Usa: gli analisti si aspettavano 190mila nuovi posti di lavoro, ne sono stati creati 211mila ad aprile. Il tasso di disoccupazione è calato al 4,4%, contro previsioni del 4,6%. Delusione dalla crescita dei salari, che si è fermata al +2,5% annuo contro il +2,7% messo in conto. Non a caso, Filippo Diodovich di Ig Markets commenta a caldo che sono “dati contrastati” perché la variabile dei salari è “recentemente sempre più osservata dai membri del FOMC visto il quasi raggiungimento della ‘piena occupazione'”. In effetti, “inizialmente il dollaro ha guadagnato terreno sulla scia del dato sui payrolls ma dopo un’attenta analisi sono aumentate le vendite sul biglietto verde: il cambio euro/dollaro è sceso a 1,095 per poi salire fino quasi a 1,10”.

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi apre in calo sotto 185 punti base, per un rendimento del 2,2%, nel giorno in cui si aspetta la revisione al rating italiano da parte di Standard&Poor’s. In Italia, l’Istat sottolinea nella sua nota mensile sull’andamento dell’economia che il Pil sta dando ancora segnali positivi, “ma in decelerazione”. A Firenze il presidente del consiglio, Paolo Gentiloni interviene a “The state of the union”, l’evento annuale di riflessione sullo stato dell’Unione europea, dove in mattinata è atteso anche il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.

Ancora una seduta debole per le Piazze di Asia e Pacifico. Chiusa Tokyo, il focus è sui listini cinesi con Hong Kong in calo dello 0,81%, Shanghai dello 0,84%, Shenzhen dello 0,73%. Wall Street ha chiuso – ieri sera – invariata una seduta caratterizzata dal ribasso del greggio e nonostante la prima affermazione della linea politica di Donald Trump: la Camera a maggioranza repubblicana ha approvato una legislazione pensata per abrogare e sostituire la riforma sanitaria Obamacare. Ora la palla passa al Senato, dove il gioco è incerto per i numeri risicati. La notizia ha permesso al settore sanitario (+0,66%) e ai titoli di gestori ospedalieri di chiudere in rialzo, insieme ai gruppi che offrono polizze mediche. Alla fine il Dow Jones ha limato lo 0,03%, lo S&P500 ha aggiunto lo 0,06% e il Nasdaq lo 0,05%. Come lo yen l’oro bene rifugio è in rialzo sui mercati asiatici a 1.233,45 dollari l’oncia, segnando un progresso dello 0,44%.

 

Fonte: Repubblica.it

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