Turchia, nuove purghe contro rete Gulen: 3224 ordini di cattura, oltre mille arresti

ISTANBUL – Le autorità turche hanno confermato l’arresto di oltre mille persone sospettate di appartenere al movimento del predicatore Fethullah Gülen, accusato dal presidente Recep Tayyip Erdogan di essere il mandante del fallito golpe dello scorso anno: lo ha detto oggi il ministro dell’interno Süleyman Soylu. I mandati di cattura complessivamente sono 3224.

Nella sola provincia di Istanbul i ricercati sono 390, di cui 172 già finiti in manette. Circa duemila agenti sono al momento impegnati nella caccia agli altri sospetti. Tra gli altri, arresti risultano confermati a Smirne (76) e nella provincia anatolica di Konya (20 su 119 ricercati). L’operazione, coordinata dalla procura di Ankara, è stata condotta dalla polizia insieme ai servizi segreti in almeno 72 province.

“Questa mattina, è stata lanciata una operazione di polizia in 81 province che è ancora in corso. Mentre parliamo, 1.009 (persone) sono state arrestate in 72 province”, ha detto Soylu, citato dall’agenzia di stampa filo-governativa Anadolu. La maggior parte degli arrestati sarebbe costituita da agenti di polizia, in maggioranza arrestati nella capitale Ankara.

I sospetti arrestati “si erano infatti infiltrati nella polizia” e “hanno cercato di guidarla dall’esterno formando una struttura alternativa”, ha sostenuto il ministro Soylu, secondo cui l’operazione di oggi rappresenta un “passo importante” nello “smantellamento” della presunta rete eversiva di Gulen.

Dal fallito colpo di stato del 15 luglio scorso, sono oltre 47 mila le persone arrestate in Turchia per presunti legami con i ‘gulenisti’. Tra questi, ci sono almeno 10.700 poliziotti e 7.400 militari. Gülen, accusato da Ankara di essere l’istigatore del fallito colpo di stato dello scorso luglio, ha sempre negato ogni coinvolgimento nel golpe.

Intanto oggi il Consiglio di Stato turco ha bocciato il ricorso dell’ultimo minuto presentato dall’opposizione contro il referendum che amplia i poteri di Erdogan. Il partito repubblicano (Chp) aveva ripetutamente criticato la decisione dell’autorità elettorale di accettare anche le schede senza il timbro ufficiale e aveva presentato una petizione al Consiglio di Stato venerdì scorso, ma il tribunale ha bocciato la richiesta di annullare la decisione dell’autorità elettorale perché “non si tratta di un atto amministrativo”, ha scritto l’agenzia Anadolu. Il Chp ha promesso di continuare la sua battaglia legale fino ad arrivare alla Corte Costituzionale.

 

Fonte: Repubblica.it

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