Corea del Nord, il mistero del test nucleare: “Potrebbe slittare”. Seul prepara lo scudo

PECHINO – Lo scoppio della terza guerra mondiale è ormai appeso a quel filo rosso che dalla Casa Bianca di Donald Trump arriva fino al sito nucleare più seguito del pianeta. Pyongyang continua a minacciare: “Taglieremo la gola agli imperialisti americani”, giura un comunicato del ministero degli Esteri. E a Washington l’intero Senato si prepara al superbriefing per cento persone sulla situazione in Corea del Nord. Ma quel filo, forse, non è ancora arrivato al definitivo punto di rottura. I funzionari americani sono convinti che a Punggye-ri, il sito dove il regime sta preparando il temutissimo, sesto test nucleare che potrebbe scatenare la reazione Usa, i lavori di scavo sotto la montagna di Mantapsan sono finalmente ripresi.

La notizia annunciata dalla Cnn, se confermata, varrebbe davvero doppio. Primo: la ripresa degli scavi vuol dire che il test non sarebbe così imminente come gli esperti internazionali hanno previsto da giorni, visto che prima di ogni botto intorno al sito si assiste solitamente a 30-40 giorni di assoluto blackout. Secondo: la notizia sarebbe stata fatta trapelare dalla stessa Difesa Usa e quindi è un segnale che arriva direttamente da Casa Trump, e sembra davvero la traduzione dell’invito a “allentare la tensione” fatto dal cinese Xi Jinping nell’ultima telefonata tra i due presidenti.

Non solo. C’è mistero anche sulla presenza o meno dello stesso Trump al superbriefing con i senatori di oggi, mercoledì, che sarà invece tenuto dal segretario di Stato Rex Tillerson e dal capo del Pentagono Jim “Cane Matto” Mattis: perché anche l’assenza del commander in chief, se fosse confermata, sarebbe un altro segnale di allentamento della tensione, dopo l’arrivo nelle acque della penisola del sommergibile nucleare USS Michigan che Pyongyang ha già salutato come l’ennesima prova di invasione.

Piccoli segnali: ma ancora troppo poco per farci tirare un sospiro di sollievo. Anzi. La super esercitazione che il Nord ha condotto ieri sotto lo sguardo compiaciuto del Giovane Maresciallo dimostra che Kim Jong-un sta davvero preparando i suoi alla guerra. E non è neppure un caso che in queste ore sono state accelerate nel Sud le operazioni di dispiegamento del Thaad. Facendo ovviamente arrabbiare i cinesi che invitano tutti a fermarsi: Pechino considera infatti le super apparecchiature un occhio indiscreto puntato sui segreti del Dragone. Lo scudo missilistico americano voluto dalla presidente ormai deposta Park Geun-hye continua a dividere il paese, e la ripresa dei lavori è stata salutata dalle proteste dei dimostranti e di Moon Jae-in, l’uomo che dopo le elezioni del 9 maggio potrebbe sedere sulla poltrona che fu appunto della signora finita in galera per le mazzette organizzate con l’amichetta sciamana: il candidato di sinistra è contrario a quello scudo che in realtà proteggerebbe soltanto le basi Usa e nulla potrebbe se davvero su Seul dovessero piovere i missili di Kim.

La situazione resta tesissima. Il regime del Nord ha promesso “un mese da non dimenticare” visto che per Pyongyang aprile è tempo di ricorrenze. Il 15 di questo mese, genetliaco del fondatore della dinastia, Kim Il-sung, ha già mostrato al mondo la sua potenza bellica nella superparata poi offuscata dal lancio del missile “boicottato” dalla cybercontraerea Usa. E ieri, 25 aprile, anniversario della fondazione dell’esercito di liberazione, il popolo di Kim s’è scatenato appunto nello show delle esercitazioni. Ma il mese più lungo contiene ancora un’appendice importante: anche il Primo maggio, festa dei lavoratori, è stato in passato celebrato con qualche tipo di performance guerresca.

“Il mondo si prepara al nuovo test nucleare” sintetizza amaramente il Global Times, il giornale in lingua inglese del partito comunista cinese. E anche Pechino si prepara a mostrare i muscoli: proprio oggi, infatti, è stata varata la nuova portaerei del Dragone. Per ora Type001A non ha neppure un nome ufficiale ma è il primo gigante del genere made in China ad affiancare quella Liaoning che i cinesi aveva costruito sulla base di un vecchio modello russo. Guerra resta insomma la parola d’ordine da queste parti, e non è certo una novità visto che lo dicevano già gli antichi: prepararla per bene, a volte, è l’unico modo per mantenere la pace.

 

Fonte: Repubblica.it

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