Poteri dell’Anac ridimensionati. Palazzo Chigi: «Correzione a breve»

Lo scorso consiglio dei ministri ha deciso di abrogare il passaggio del codice degli appalti che attribuisce più poteri all’Anac di Raffaele Cantone, in materia di intervento e prevenzione. Si tratta del comma 2 dell’articolo 211. Un anno fa, dopo gli scandali di Expo e Mafia Capitale, il codice era stato approvato e una legge delega conferiva tale potere. Sono stati così ridimensionati i ruolo e capacità di azione da parte dell’Anticorruzione, che consentivano di intervenire in casi di macroscopica irregolarità senza aspettare un giudice. Nessuna volontà politica di ridimensionare i poteri dell’Anac, sottolineano tuttavia fonti di Palazzo Chigi. Il presidente Paolo Gentiloni, in missione a Washington, è stato in contatto con Cantone. Sul punto, assicurano le stesse fonti, sarà posto rimedio già in sede di conversione del dec e in maniera inequivocabile. Su twitter, anche il presidente del Pd, Matteo Orfini, ha scritto: «Depotenziare l’Anac è un errore che sicuramente governo e Parlamento correggeranno subito».
Relatori arrabbiati
Stefano Esposito e Raffaella Mariani, relatori in commissione Lavori pubblici del Senato, dove il codice ha preso forma, si sono detti molto arrabbiati. Secondo Huffington Post, hanno detto: «Questa soppressione è un atto grave e i responsabili devono assumersene la responsabilità. Siamo di fronte a una violazione del rapporto tra Parlamento e governo, con l’abrogazione di uno strumento innovativo, l’articolo 2 appunto, voluto dal Parlamento. Uno strumento fortemente innovativo, col conferimento all’Anac di poteri sostanziali. Chiediamo al presidente Gentiloni e al ministro Delrio che venga posto rimedio a questo blitz che qualcuno ha compiuto».

M5S: «Ma hanno capito che cosa hanno fatto?»
Luigi di Maio nel corso della conferenza alla Camera sul programma Lavoro del M5S, ha commentato: «La scandalosa vicenda Anac: alcuni senatori dello stesso partito del governo fingono di litigare con il governo dicendo che devono reintrodurre quelle norme che il governo ha tolto. Chi è responsabile di parentopoli non può fare norme anticorruzione e, se le fa, poi le toglie». «Con un colpo di spugna l’Anac ha perso i suoi poteri». A scriverlo via Facebook è stata la deputata M5s Roberta Lombardi che riporta la notizia della cancellazione del comma 2 del nuovo codice degli appalti da parte del governo. «”Il comma 2 è abrogato”. Molte volte i cittadini mi chiedono dove inizia la corruzione. Ecco, inizia da lì: da una semplice e innocua frase come quella messa sopra tra virgolette», scrive la deputata su Fb. «Un anno dopo la legge deve fare un tagliando, ovvero in gergo politico e tecnico, si vede cosa funziona e cosa no e si aggiustano le varie parti. Una mano, a questo punto furba e criminale, cambia il testo della legge e scrive: “il comma 2 è abrogato”. Con un colpo di spugna l’Anac ha perso i suoi poteri. La legge è passata per il consiglio dei ministri che o non ha capito nulla e quindi firma segna leggere le carte oppure è complice, e infine la legge è stata firmata dal presidente della Repubblica. Chi ha materialmente scritto quella riga di legge è sconosciuto al momento». Ma, si chiede la deputata, «rimane la domanda: chi vuole depotenziare l’Anac? Che poi significa: chi vuole proteggere la corruzione in Italia a discapito dei cittadini onesti? Nel frattempo crollano ponti e cavalcavia. E tra le macerie quelle più evidenti sono quelle della dignità della politica».
La tempistica
«Tutto ciò emerge proprio nel giorno in cui l’Ad di Consip, Luigi Marroni, ha incontrato il presidente Cantone». È quanto affermano in una nota i deputati M5S della commissione Affari costituzionali, che aggiungono: «La tempistica del provvedimento adottato dal consiglio dei ministri è quantomeno sospetta, visti i personaggi del giglio magico che sono finiti sotto la lente della magistratura, nell’inchiesta che riguarda il più grande appalto d’Europa». «Non vorremmo infatti che, tutto ciò, fosse un regalo anche a coloro che sono coinvolti nella vicenda Consip che vede, fra gli altri, indagati il padre di Matteo Renzi, il ministro Lotti e i vertici dei carabinieri», concludono.

 

Fonte: Corriere

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