Christine Lagarde: “La crescita è ripartita ma protezionismo e instabilità rischiano di diventare un freno”

La direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale: l’Europa di fronte a prove chiave come la Brexit, le elezioni francesi, il risanamento della Grecia. La necessità per l’Unione di avere un ministro delle Finanze unico. La Germania deve accelerare gli investimenti.

La crescita si è messa in moto, anche in Europa, ma sussistono incertezze politiche, inclusa quella che lei definisce la “spada di Damocle del protezionismo”, in particolare in due Paesi: prima di tutto la Francia. Qual è la posta in gioco nelle imminenti elezioni? Si tratta di scegliere tra protezionismo e apertura? E in secondo luogo c’è incertezza negli Stati Uniti: l’Amministrazione Trump è in carica da più di due mesi, lei crede che il presidente attuerà l’agenda protezionista a lungo promessa nella sua campagna elettorale?
“In qualità di capo dell’ Fmi – risponde Christine Lagarde, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale – non mi è consentito scendere in dettagli a proposito della Francia, perché sono cittadina francese. Chiaramente, però, la preoccupazione per l’esito incerto delle elezioni aumenta. In tutti i paesi che ho visitato negli ultimi due mesi è sempre trapelata molta ansia quando mi rivolgevano questa stessa domanda. Indubbiamente, la questione è di enorme importanza per il ruolo che ha la Francia, per le dimensioni dell’economia francese in rapporto a quelle di altri partner della zona euro, e perché alcune idee al centro del dibattito politico sembrano finalizzate a scompaginare l’attuale architettura dell’Unione europea, per ciò che concerne la Francia. Quanto prima svanirà tale incertezza – ma immagino che dovremo attendere il 7 maggio perché ciò accada – tanto meglio sarà per l’economia globale e, naturalmente, per l’economia della zona euro. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, si vanno evidenziando già grandi discrepanze tra la retorica usata nel periodo pre-elettorale e i provvedimenti varati nelle recenti settimane. Sono dell’opinione che, più che fare speculazioni sulla possibile interpretazione di questa o quella cosa, sia indispensabile concentrarsi sulle misure effettive, sulla determinazione politica, sulle leggi approvate. Al summit del G20, parlando con la mia controparte, il segretario del Tesoro degli Stati Uniti, ho potuto apprezzare la volontà di lavorare insieme, e di farsi un’idea precisa, non radicale, dei Paesi che cerchiamo di aiutare. Sono confortata dalla loro volontà di cooperare. Dobbiamo continuare a mostrare quali sono i vantaggi della cooperazione. Sfrutterò gli incontri di primavera della settimana prossima tra Fmi e Banca mondiale per agevolare la discussione su cosa è proficuo per la stabilità e la prosperità, e su come sia possibile promuovere una maggiore produttività per tutti. Sono ragionevolmente ottimista e credo che potremo spazzare via parte della confusione e delle incomprensioni. Quando la gente sente parlare di “libero commercio”, pensa immediatamente: “Oh, c’è il rischio del protezionismo!”. Quando io sento parlare di commercio libero, equo e globale, invece, penso istintivamente: “Bene, questa è una proposta positiva”. Quindi, dietro al concetto di “equo” c’è ciò di cui dobbiamo discutere, ciò che dobbiamo definire tutti insieme, sedendoci a uno stesso tavolo, ed è quello che faremo nel meeting di primavera”.

Fonte: R.it

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