Me.me Trends, l’assurdo che piace: un algoritmo aiuta a trovare i montaggi più popolari

QUALI sono i meme che impazzano nella Rete? Quali quelli più cool che non possiamo non condividere con i nostri amici? Per rispondere a queste domande e permettere a tutti di essere sempre aggiornati sulle ultime novità, arriva Me.me Trends, funziona come Google Trends ma è dedicato esclusivamente ai meme. La piattaforma è stata ideata dall’ex ricercatore della Nasa Evan Freitag con un algoritmo simile a quello di Google e il meccanismo è molto semplice: inserendo una parola chiave vengono visualizzate, con un grafico esplicativo, le tendenze dei meme presenti in rete, ovvero l’intensità e la frequenza della loro vita sul web e la loro popolarità. Tra le hit del momento, nelle ultime settimane, va forte il presidente russo Vladimir Putin e quello statunitense Donald Trump, ça va sans dire. Si possono trovare quelli che fanno tendenza, ma si può anche personalizzare la ricerca e scoprire l’andamento nel tempo di meme dedicati a particolari argomenti. Insomma, un nuovo strumento dedicato a un fenomeno che da anni domina il web e riempie le nostre bacheche. All’apparenza prive di sostanza, queste immagini stanno diventando parte integrante della nostra vita. Una cultura che si evolve in fretta e tende ad assumere sempre più connotazioni politiche.

Ma che cos’è un meme? Il salvifico intervento dell’Accademia della Crusca spiega il fenomeno in questi termini: “È un elemento culturale o di informazione che, per qualche sua caratteristica, diviene chiaramente riconoscibile e riproducibile, e si diffonde in maniera velocissima, potremmo dire virale, per l’appunto, anche grazie alle possibilità date dai nuovi canali di comunicazione. In internet un meme può prendere la forma di un’immagine, un collegamento ipertestuale, uno spezzone video, un sito web o uno hashtag. Potrebbe anche essere una singola parola o una frase, contenente magari un errore commesso intenzionalmente per fini espressivi”. Meno prosaicamente, è un tormentone, possibilmente dai caratteri ironici, dissacranti, bizzarri, una trovata goliardica pensata esclusivamente per il pubblico della rete, con una forte carica espressiva adattabile ai più svariati contesti e a mille occasioni. Il meme non è tale se non diventa virale, diffondendosi a macchia d’olio e senza un perché.

La carrellata storica del fenomeno meme non può prescindere dall’immagine di Jean Luc Picard, capitano dell’Enterprise in ”Star Trek, The Next Generation”: la sua mano aperta appoggiata al viso è diventata sinonimo di imbarazzo e perplessità. Successo planetario per la serie ”Chuck Norris Facts”, ovvero battute, molto spesso freddure, dedicate al Texas Ranger e alla sua propensione a risolvere tutto con una bella dose di violenza. Ha fatto scuola il fotogramma di Boromir ne ”La compagnia dell’anello” con la battutta “One does not simply walk into Mordor”, oggetto delle più strampalate variazioni. Indimenticabile tormentone, declinato in tutte le salse, quello della gif di John Travolta, nei panni di Vincent Vega in ”Pulp Fiction”, che si aggira spaesato nei contesti più bizzarri. Tra i meme nostrani, una menzione speciale va a Matteo Salvini: la foto del leader della Lega, smartphone alla mano, con fotomontaggi assurdi, ha dominato a lungo i social.

 

Gatti, bambini, personaggi dei cartoon o celebrità: l’elenco dei protagonisti dei meme si amplia e si arricchisce ogni giorno. Quindi, un termometro della fenomenologia come Me.me Trends non può che essere salutato con entusiasmo da tutti i netizen. Senza dimenticare anche gli altri siti dedicati, come Memecreator, per tomentoni personalizzati, o Know Your Meme, un aggiornato e organizzato archivio dedicato al genere.

 

Fonte: Repubblica.it

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