Caso Consip, indagato sottufficiale Carabinieri: avrebbe falsificato dichiarazioni su Tiziano Renzi

ROMA – L’indagine condotta dal Nucleo Tutela Ambiente dell’arma del Carabinieri sul caso Consip è stata deliberatamente manipolata in due significativi passaggi allo scopo di accreditare falsamente una attività di disturbo dei Servizi segreti – e dunque implicitamente di Palazzo Chigi – sulle indagini che l’Arma stava conducendo sull’imprenditore Alfredo Romeo e sui suoi rapporti con Tiziano Renzi, padre dell’allora premier Matteo.

La circostanza, emersa a seguito di una approfondita attività di controllo e rilettura delle carte condotta dal procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi, allunga un’ombra di grave sospetto sulle modalità con cui il Noe ha condotto l’indagine. A maggior ragione dopo che allo stesso Noe la procura di Roma aveva revocato la delega all’inchiesta dopo la fuga di notizie seguita al trasferimento del fascicolo di indagine dalla procura di Napoli a quella di Roma.

Per la deliberata manipolazione di almeno due atti d’indagine, la Procura ha contestato al capitano del Noe Gianpaolo Scarfato il reato di falso aggravato durante un interrogatorio che si è svolto poco prima delle 14 negli uffici di piazzale Clodio e durante il quale l’ufficiale si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Nel dettaglio, l’analisi delle intercettazioni ambientali effettuate negli uffici della Romeo Gestioni ha svelato che una frase attribuita all’imprenditore napoletano – nella quale si diceva che aveva incontrato Tizano Renzi – era stata in realtà pronunciata dall’ex parlamentare e collaboratore di Romeo, Italo Bocchino. Inoltre, è stata accertata come falsa anche la circostanza secondo cui non meglio precisati appartenenti ai Servizi avrebbero pedinato i carabinieri del Noe durante la loro attività di indagine a carico di Romeo.

 

Fonte: Repubblica.it

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