Pavia, 16enne tolta alla famiglia che la frustava: “Mi picchiano perché voglio vivere all’occidentale”

Il tribunale dei Minori di Milano ha deciso di togliere temporaneamente alla famiglia una ragazza marocchina di quasi 16 anni – li compirà a breve – e di affidarla ad una comunità per i maltrattamenti che, a suo dire, subiva dai famigliari. Padre, fratello e madre sarebbero arrivati anche a frustarla perché – ha denunciato lei – vestiva e si comportava troppo da “occidentale”. Lo riporta oggi la Provincia Pavese, precisando che nei confronti dei parenti è stata avviata un’indagine. La denuncia, accompagnata accompagnata da un referto medico per contusioni multiple con prognosi di 31 giorni, è considerata “attendibile” dai giudici che hanno preso il provvedimento. Nel frattempo i genitori e il fratello della ragazza sono stati indagati dalla procura di Pavia per maltrattamenti e lesioni. L’iscrizione nel registro degli indagati deriva dal fatto che alla ragazzina erano state diagnosticate lesioni guaribili in più di 20 giorni ed è quindi scattata la procedibilità d’ufficio.

La decisione del tribunale dei Minori riguarderebbe la responsabilità genitoriale, che potrebbe essere sospesa, di marito e moglie marocchini. La madre nel 2013 era stata condannata per maltrattamenti nei confronti della figlia maggiore, ora di 28 anni, sposata e con un figlio. Il caso è venuto alla luce lo scorso 16 febbraio. Quel giorno la ragazzina si confidò con un assistente sociale del Comune pavese in cui vive. In quell’occasione, l’educatrice venne a sapere delle botte, delle frustate e degli insulti che riceveva in famiglia per essere stata bocciata a scuola e per per il suo stile di vita considerato troppo ‘occidentale’. L’assistente sociale quel giorno accompagnò la giovane prima al pronto soccorso del San Matteo, poi alla questura di Pavia. Contestualmente partì la procedura di allontanamento temporaneo dalla famiglia e il collocamento d’urgenza della giovane in una comunità protetta.

I familiari si difendono sostenendo che intervenivano sulla figlia con severità solo per il suo comportamento a loro avviso molto riprovevole: non voleva più andare a scuola, rientrava tardi, si vestiva in modo eccessivo. L’avvocato che li assiste, Pierluigi Vittadini, spiega: “L’hanno sgridata per comportamenti ribelli adolescenziali che venivano contestati dalla famiglia, ma la religione o l’abbigliamento ‘all’occidentale’ non c’entrano nulla. I miei assistiti negano inoltre di averle mai dato cinghiate”. Il legale attende che i suoi assistiti siano convocati per un interrogatorio e ribadisce che “la religione non c’entra” mentre i tre negano i maltrattamenti.

La famiglia sarebbe già nota ai servizi sociali per problemi economici “ma non pensavamo certo che la situazione potesse diventare così grave. La ragazza ha iniziato ad andare a scuola in un altro paese, voleva iniziare ad avere la sua libertà e il suo stile di vita che contrastava un pò con la loro tradizione”: a dirlo è il sindaco del comune pavese dove la famiglia risiede.

Commenta anche il procuratore del tribunale dei Minori Ciro Cascone. Che, parlando con l’Ansa, definisce la vicenda “una storia purtroppo ordinaria, come ne vediamo tante, in cui c’entra il fattore culturale e il conflitto tra una ragazzina nata in Italia e che vuole vivere come le sue amiche e una famiglia ‘tradizionalista’ che impone la sua educazione con una violenza fisica e soprattutto morale: il fattore religioso è solo un aspetto di quello culturale”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *