A Totò una laurea in memoria in spettacolo

Chissà cosa avrebbe detto il grande Totò se avesse ricevuto in vita la laurea honoris causa che l’Università Federico II gli conferirà alla memoria su input di Renzo Arbore. Sicuramente avrebbe fatto ricorso a una delle tante espressioni colorite che caratterizzavano il suo personaggio provocando risate e disorientando, nello stesso tempo, i suoi interlocutori, del tipo ‘Ma mi faccia il piacere!’ oppure, adattando la frase al caso, ‘Laureato si nasce, e io lo nacqui’. Una curiosità destinata a rimanere senza risposte, almeno in questa vita.
Nel frattempo, in vista del 15 aprile quando ricorreranno i cinquant’anni dalla scomparsa del “Principe della risata” (1898-1967), partendo dalla proposta di Arbore, da sempre appassionato del grande artista napoletano, l’Ateneo federiciano conferirà all’indimenticato Antonio de Curtis la laurea honoris causa alla memoria in “Discipline della Musica e dello Spettacolo. Storia e Teoria”.
La cerimonia di conferimento del titolo accademico onorifico si terrà mercoledì 5 aprile, alle 12, nell’Aula Magna Storica.
Una laurea alla memoria al ‘Principe’ de Curtis “per aver incarnato e portato sullo schermo tutte le ‘articolazioni’ dello spettacolo: dalla mimica alla comica, che gli riuscivano particolarmente spontanee, a quella teatrale e cinematografica, acquisite da una lunga esperienza personale che Totò ha vissuto e saputo catturare. Una cultura che rispecchia anche una napoletanità nobile che, nella sua carriera artistica e sociale, ha sempre rappresentato naturalmente”, così racconta l’iniziativa Arbore che gli dedicherà una speciale ‘Laudatio’.
Alla cerimonia, oltre ad Arbore, parteciperanno il rettore Gaetano Manfredi, il pro rettore Arturo De Vivo, Matteo Angelo Palumbo, docente di Letteratura italiana alla Federico II.
“Totò ha cavalcato tutte le sfaccettature della recitazione e dell’umorismo. Un attore davvero completo. Penso, quindi, che non ci sia persona più meritevole a ricevere una laurea alla memoria, quasi unica nel suo genere” spiega Arbore.
“Antonio de Curtis, in arte Totò – evidenzia Manfredi – è stato senza dubbio uno dei più straordinari interpreti dello spettacolo comico teatrale e cinematografico italiano, lasciando contributi incisivi anche come drammaturgo, poeta, paroliere e cantante. Il suo impegno come attore, la sua strepitosa, indimenticabile motilità fisica hanno saputo attingere alla grande tradizione della commedia dell’arte, ma anche sfruttare – come non mancarono di notare prontamente Pier Paolo Pasolini e Carmelo Bene, suoi grandi ammiratori – la relazione strettissima tra marionetta e corpo umano teorizzata e praticata dalle avanguardie storiche. Totò ha saputo mettere in scena, a teatro, a cinema e in televisione, la tendenza tipicamente italiana del secondo dopoguerra alla fusione tra il ‘popolo’ e la ‘piccola borghesia’, ancora attratta dall’aristocrazia: “il principe de Curtis””.
“Il contributo di Totò, forse più decisivo – sottolinea De Vivo – è però stato quello offerto, come già ricordava Tullio De Mauro, alla storia e alla coscienza linguistica italiana. La memorabile creatività linguistica di Totò ha infatti consegnato all’italiano neologismi fortunati (si ricordino le ‘pinzillacchere’), esilaranti giochi linguistici, stranianti motti di spirito, alterazioni e deformazioni lessicali capaci di corrosive parodie dei più triti luoghi comuni. Una magistrale e fortunata lezione di acrobazie verbali e fisiche, di sapiente possesso dello spazio scenico, di travolgenti, quasi surrealistiche, esibizioni comiche, ma anche di commovente, penetrante, tragica umanità consegnata ad alcuni film tra più preziosi della cinematografia italiana”.

 

Fonte: ANSA

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